Ad un anno dall’inizio della pandemia, le sfilate continuano ad essere svolte in digitale. Dopo New York e Londra è il turno di Milano. La terza settimana di Fashion Week andrà in onda dal 23 febbraio al primo marzo. Tra nuovi volti e grandi assenti.
Milano Fashion week: Chi c’è (e chi manca)
Se New York ha dovuto fare a meno di Tommy Hilfiger, Ralph Lauren e del big Tom Ford, a Milano il grande assente sarà Gucci. Ad annunciarlo era stato a maggio scorso il direttore creativo del brand, Alessandro Michele, con una storia sul suo profilo Instagram che diceva: “Ci incontreremo solo due volte l’anno per condividere i capitoli di una nuova storia. Si tratterà di capitoli irregolari, impertinenti e profondamente liberi. Saranno scritti mescolando le regole e i generi. Si nutriranno di nuovi spazi, codici linguistici e piattaforme comunicative”. Segno che qualcosa sta cambiando, anche nelle ormai collaudate e redditizie fashion week.
Non poteva essere diversamente: la pandemia ha messo in ginocchio il settore moda, rivelandone carenze e debolezze. E sta obbligando i brand a prendere posizioni nette sulla gestione della propria presenza e della propria immagine. Quale sia il futuro ancora è difficile da supporre, al momento si corre ai ripari con sfilate in diretta in digitale, video in differita o piccoli eventi privati, come ha fatto qualche giorno fa Jason Wu a NY sfilando in un supermercato con pochi intimi o come aveva fatto Bottega Veneta a febbraio, dopo lo sconcertante abbandono dei canali social. Anche Versace posticipa: presenterà in digitale il 5 marzo.

La Camera Nazionale della Moda Italiana ha pubblicato qui il calendario dei partecipanti, che esporranno le collezioni qui e sui loro canali social. Tra i big del primo giorno: Missoni (alle 11.00) di Margherita Missoni, Fendi (alle 14.00), che vede il direttore creativo Kim Jones debuttare nel pret a porter femminile, dopo la presentazione lo scorso mese della haute couture e Cucinelli (alle 16.00), per la prima volta sulle passerelle di Milano. Nel resto della settimana invece gli immancabili Max Mara, Blumarine, Moschino, Prada, Tod’s, Etro, Armani, Ferragamo, Maison Margiela MM6 e un ritrovato Valentino. Un occhio di riguardo va ai brand al debutto: oltre al già citato Brunello Cucinelli, storico brand specializzato nella maglieria di cashmere, anche progetti più freschi come Onitsuka Tiger, Dima Leu e Alessandro Vigilante.
Fashion Week e sostenibilità. Ora si può, e si deve
Il settore moda è tra i più inquinanti al mondo (per chi fosse interessato consiglio la lettura di Fashionopolis di Diana Thompson per capire qualcosa in più a riguardo). Sono ormai anni che si sente parlare di rinnovamento, ma ancora è stato fatto troppo poco. Spesso la produzione di abiti è dislocata in paesi sottosviluppati e avviene con processi altamente inquinanti. Inoltre tutto ciò che rimane di invenduto a fine stagione viene mandato al macero. E’ più che mai necessario che le modalità di produzione, di scarto, i modelli di consumo proposti siano ripensati in ottica sostenibile.

A fornire un modello con il suo buon esempio è la neonata Fashion Week di Copenhagen. Cugina delle quattro tradizionali capitali della moda (New York, Londra, Milano e Parigi), in cui due volte l’anno per una settimana i brand espongono le loro collezioni per la stagione successiva, la Copenhagen Fashion Week si sta imponendo nel panorama globale per la sua visione sostenibile del mondo della moda, che ad oggi risulta essere il terzo settore più inquinante al mondo. Le nuove regole? No al monouso, riduzione degli spostamenti aerei per i partecipanti del settore tramite la produzione di contenuti online in diretta, riduzione delle emissioni di carbonio del 50%. E ancora severe regole per i brand: sono ben 17 i requisiti da possedere per poter prendere parte all’evento. Si va dall’utilizzo di materiali riciclati o organici, alla promessa di non distruggere i capi invenduti. Tutto questo da raggiungere tassativamente entro il 2023. Che possa essere di ispirazione per le altre fashion week? Noi speriamo di si.