Di fronte all’aggressione contro il fattorino napoletano (quello che viene definito “rider” da chi si è dimenticato di vivere in Italia) viene naturale chiedersi dove fossero le truppe cammellate di Lamorgese, i 70mila uomini inviati a controllare il territorio. E dove fossero i carabinieri con il lanciafiamme annunciati da De Luca. Forse tutti impegnati a controllare i rumori notturni nelle abitazioni, per evitare promiscuità inaccettabili.
Eppure i rapinatori viaggiavano in ore di coprifuoco, ma qualcuno aveva le mascherine. La rapina, le botte, sono particolari secondari nella logica dei dittatorelli nazionali e locali. Ma almeno le mascherine bisogna indossarle, durante le rapine. Però il distanziamento lascia a desiderare, quando si viaggia in 3 sul medesimo scooter.

E adesso che i rapinatori sono stati individuati, toccherà alla giustizia italiana far sì che non soffrano per una detenzione insopportabile. In fondo, poi, il fattorino se l’era cercata. Pretendeva di lavorare invece di dichiararsi renitente alla vanga ed aspettare sul divano il reddito di cittadinanza. Una inaccettabile provocazione nei confronti di Giggino. E per lavorare utilizzava addirittura uno scooter che si era comprato, invece di andarlo a rubare. Ma dove credeva di essere? In Svizzera?

Non si era reso conto, il fattorino, di abitare a Bananas, dove i dittatorelli mandano le truppe per impedire il bacio tra innamorati, dove i governatori fanno la guerra a chi si laurea e vorrebbe festeggiare, dove i sindaci non fanno niente perché sono impegnati a litigare con i governatori.