Ho combinato un… casino. Mi scuso con le Signore che leggono, ma, sinceramente, non trovo altra espressione adeguata.
Cosa ho fatto? Dopo la partita in cui l’Italia ha battuto di misura, e con una certa fatica una modesta Austria – il che la dice lunga anche sulla nostra consistenza – mi sono permesso di osservare, su fb, che non era la Battaglia del Solstizio. Che non era in gioco l’indipendenza nazionale. Ma solo una partita di pallone. Ovvero 22 giovinotti strapagati ( soprattutto i nostri) che corrono dietro ad una palla in calzoncini corti. Niente Arditi, pugnali fra i denti… Niente Piave mormorante… Niente malvagi cecchini… Solo una partita di calcio.Poi osservavo, quasi per caso, che tanta esultanza perché nessuno dei nostri (e per altro anche degli austriaci) questa volta si era inginocchiato, mi sembrava fuori luogo. Semmai avrebbe avuto senso lo sdegno in caso contrario. E comunque, a fronte di ciò che stiamo subendo da mesi, anzi anni, mi sembrava vittoria da poco. Come accontentarsi di un piatto di lenticchie quando ti hanno fregato la primogenitura…. Vedi la storia di Esaù…
Mi sembravano osservazioni da poco. Buttate giù così per ingannare la noia. Ma… Apriti Cielo! Sono andato a toccare l’unica cosa sacra per gli italiani. Tutti. Anche, e forse purtroppo soprattutto, quelli che si dicono di destra. Senza sapere minimamente cosa questo significhi…
Perché vedete, noi italiani possiamo venire espropriati di fatto dei diritti sulle nostre case, come ha fatto Monti con l’Imu, trasformandoci da proprietari in inquilini che devono pagare l’affitto…
Possiamo venire tassati per oltre il 50% del nostro reddito, per dare prebende a nullafacenti che se ne stanno sul divano tutto il tempo.Possiamo venire costretti a lavorare sino alla soglia dei settant’anni, per pagare baby pensioni a privilegiati intoccabili e redditi di cittadinanza.
Possiamo venire privati del diritto di voto.Costretti a girare col volto mascherato, a fallire, a coprirci di debiti, a farci strappare ogni elementare libertà naturale da una banda di malfattori incompetenti…
E subiamo tutto. Magari con qualche mugugno. Ma subiamo.
Ma non toccateci il calcio. Non toccate la Nazionale! Unico simbolo aggregante per un popolo privo ormai di storia, di radici e, soprattutto, di dignità.
E così, a fronte di quella mia noterella, si è scatenata una vera canea. Insulti accuse di essere austriacante – manco fossimo alle 5 giornate di Milano – di essere “razzista contro gli italiani”….che cosa voglia dire non chiedetemi. Non lo so. Dovreste chiederlo al giovanotto patriottardo che l’ha scritto. Tatuato, palestrato, con l’espressione, vacua ed ebete, da duro… Mi sarebbe però piaciuto vederlo negli anni ’70. Quando certe posizioni politiche si pagavano care. E non venendo bloccati da fb….Comunque la cosa mi è stata utile. Ho ripulito un poco la mia lista di contatti, ormai al limite…
Ma di questo… basti. Però mi hanno dato del filo austriaco che, per quanto riguarda il tifo calcistico, è una solenne cretinata. Ma sotto un altro aspetto…
Perché, vedete, a me l’Austria è sempre piaciuta. Tanto che se dovessi lasciare l’Italia, sarebbe uno dei paesi ove mi piacerebbe vivere. Ove mi sentirei a mio agio. A casa.Forse perché ho trascorso gli anni dell’università a Trieste. Dove una certa atmosfera si respirava ancora. Le Birrerie. I Palazzi in stile viennese. Un certo tipo di cucina, di sapori, di profumi… I Caffè storici e le gelaterie del Viale, con le ragazze, le mule, che passeggiavano. Allegre e bellissime.Ricordi di un periodo felice. E lontano…
E forse, anche, perché sono stato infettato da quel Mito Asburgico di cui parla Claudio Magris nel suo libro migliore. La grande letteratura della Mitteleuropa. Musil e Broch. Uomini senza qualità e sonnambuli. Gli incubi allucinati di Kafka, e le visioni esoteriche di Meyerink. La lirica sublime di Rilke, e quella tormentata di Trakl….E Roth, il cantore di uno, splendente e luminoso, crepuscolo…
Il mito che ho sempre ritrovato aggirandomi per le vie di Vienna, andando a mangiare la zuppa di gulash in una taverna ungherese tra Santo Stefano e la Piazza AmHof… Quelle atmosfere soffuse di malinconia. Eleganti e sensuali, come le pasticcerie del centro. Come una Sacher servita con la panna montata a mano…
Vedete, io sono italiano. Profondamente, radicalmente. Ma proprio per questo non riesco ad identificarmi solo in questa Italietta meschina e miserevole, priva di memoria e dignità. Che crede di ritrovare una parvenza d’orgoglio solo perché un paio di palloni entrano in rete.
Sono italiano. E quindi sono orgoglioso della mia storia. Anzi, delle mie storie. Che comprendono la monarchia dei Savoia e il Fascismo (vi piaccia o meno). Enrico Mattei e Bettino Craxi.. E più indietro la Serenissima Repubblica di Venezia e il bel Regno delle Due Sicilie. E potrei continuare…
Un minestrone, certo. Ma ricco. E gustoso. Perché le identità sono sempre complesse. E complesse le storie. E non possono venire ridotte ad un fasullo nazionalismo calcistico da farsa.Per cui, certo. Sono anche asburgico, come quelle migliaia di Veneti, triestini, istriani che combatterono e caddero a Solferino e Lissa. Ma con la divisa bianca del loro Imperatore. Anche loro hanno fatto l’Italia. Non questa, certo, dei pavidi mascherinati e degli eroi da stadio. L’Italia quella vera. Di molti secoli antecedente a questa Repubblica delle Banane…
Per cui, datemi pure dell’Austriacante. Non mi offendo. Anche perché a Vienna, ieri, nessuno ha pensato di assistere ad una disfida storica epocale. Si sono limitati, tutti, a guardare una partita di calcio…
2 commenti
bellissimo articolo.. ti seguo con interesse e quasi sempre condivido… purtroppo è il segno di una dissoluzione a livello dell’occidente al quale si sta assistendo.. e come non vedere l’apparizione di mostri che l’assenza di una democrazia sta producendo in questo paese..
Condivido pienamente questa riflessione,che capisco ancora meglio per il fatto che ricordo anche quel post,scritto e buttato lì e che,a differenza di altri,ha sollevato commenti.E questo racconta già qualcosa,dato che tante altre cose belle o scritti su cui riflettere,non scatenano alcun pensiero,di qualsiasi natura(o,per lo meno,non pubblicamente).
Dunque,mi permetto, stavolta,di scrivere,non per ripetere qualcosa già perfettamente detto, ma per soffermarmi e sottolineare su quel passaggio centrale,breve ed intenso in cui si citano nomi, e vi si comprime tanta bellezza, c(k)ultura, una sorta di auspicabile “più Europa”,che aveva un valore allora e che lo avrebbe anche ora, se non fosse stata vinta sempre dalla sponsorizzata mediocrità.
Non lo dico, ahimè,da brava lettrice, come sarebbe giusto essere,eppure ne riconosco così, per” natura intuitiva”, la bellezza,l affinità che mi ha portato ad avvicinarmi, nel mio piccolo.( Anche se con difficoltà, confusione e con grande fatica,a periodi il mio daimon mi ha indicato la strada, per far ritrovare me a me).Anche ad amare la lingua,il tedesco,quando con mio padre studiai le prime regole.
Una lingua meno semplificata, più consona al mio modo di pormi nel mondo,il mio essere analitica e,solo alla fine, sintetizzare.Una lingua di cui amavo anche il suono e che Paul Celan sceglierà per scrivere, la lingua dei “suoi” persecutori, la lingua di una donna che amó con strappi e grande trasporto.
Quello che più mi spinge ora a parlare è una casualità che si potrebbe definire sincronicità o in un’altra maniera,non saprei,in quanto proprio l altro ieri ho cestinato l inizio di una lettera, in cui mi stavo descrivendo come più affine alla Mitteleuropa, quella delle elucubrazioni alla Kafka e anche degli Ebrei erranti.E,mentre riflettevo,scrivendo, su questo,la mia attenzione era caduta su un qualche post riguardante Dugin,da cui ero risalita ad un nome/profilo che,scorrendo, riportava una poesia,tradotta male da Google,ma sempre meno di niente.Una poesia di Georg Trakl(del quale ne conoscevo solo sei).
L avevo salvata,per fortuna, perché altrimenti questo discorso neppure potrei farlo.
Io credo che, purtroppo, se si estende una riflessione alla società per intero, troveremmo molte affinità tra le varie comunità e anche del livello raggiunto in questo nuovo millennio.
Senza per questo sminuire alcuni punti di forza, come certa serietà e correttezza dei” nordici”,ma è altro dal Pensiero, dalla Scrittura, ciò che appartiene a pochi e forse sono simili ovunque.E mi viene in mente il nome di un poeta ,Dereck Walcott, ben distante per nascita dall Europa e dalla Grecia, ma che sa parlarci di Omero meglio di un qualsiasi Greco la cui più importante preoccupazione è,in questo momento,dopo il calcio, Santorini &Co. covid free.
Aggiungo solo una sciocchezza, una lettera che cambia il senso di qualcosa: leggendo Broch, ed essendo il solo di cui non conoscevo nulla, compreso il nome, ho ripensato ad un Bloch, scoperto per caso tempo fa, un Bloch che si divide in due, un musicista ERNST ed uno scrittore, ERNEST, per i quali constai che sempre una sola lettera cambiava tutto!…Le mie giornate d inverno ed una musica in cuffia, per viaggiare dalla Spagna alla Russia,fuori da stupidi nazionalismi di limitati cervelli
popolari da “calciatori”, dentro le identità dei popoli curate e raccontate dagli Spiriti alti,oltre il confine del tempo.