In occasione della Festa della mamma, dall’analisi di Uecoop sui dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro emerge un dato allarmante: sono oltre 20 mila le donne che si sono licenziate. Le donne sono impiegate nei settori che più di tutti stanno vivendo la crisi, con contratti spesso precari che non riescono a dare sicurezza e stabilità. Un fenomeno che non è riuscito ad arginare nemmeno il blocco dei licenziamenti.
Le mamme si licenziano proprio perché non riescono a conciliare con il proprio lavoro la cura dei figli. Il tasso di occupazione delle donne è di 18 punti percentuali più basso di quello degli uomini, il lavoro part time riguarda il 73,2% le donne ed è involontario nel 60,4% dei casi. I redditi complessivi guadagnati dalle donne sul mercato del lavoro sono in media del 25% inferiori rispetto a quelli degli uomini. Purtroppo le disparità di genere nel mondo del lavoro erano una criticità già prima dell’emergenza sanitaria.
Una delle principali cause è il costo degli asili nido e babysitter. Su tutto pesa anche l’emergenza Covid. La pandemia sembra non aver concesso scampo alle mamme che hanno visto messa a dura prova la capacità di resistenza delle proprie famiglie.
Sarebbe auspicabile introdurre, oltre ai servizi pubblici e privati, offerte alternative come gli asili nelle aziende per i figli dei dipendenti o i mini nido con ‘tate’, le cosiddette ‘tagesmutter’, che seguono piccoli gruppi di bambini in grandi appartamenti attrezzati diffusi, nelle grandi città. Un esempio encomiabile a livello regionale è il Trentino Alto Adige.
Uno scenario di welfare privato da integrare a quello pubblico, necessario per agevolare le mamme. Servizi che, come osserva l’Unione europea delle cooperative, sono spesso realizzati grazie a cooperative in grado di offrire personale competente e locali idonei, ma è urgente potenziare l’offerta per raggiungere un servizio alle famiglie che copra, come nella media europea, almeno il 33% dei bambini fino ai tre anni di età.
Il mondo femminile risulta essere più fragile e persino più esposto alla recessione da Covid. Il Recovery plan rappresenterà una occasione da non perdere per cominciare a limitare le profonde diseguaglianze di genere che attraversano il nostro Paese, a partire dal mercato del lavoro. Anche la formazione avrà un ruolo importante, tra le giovani donne è molto più diffuso il fenomeno dei Neet, cioè dei giovani fra i 15 e i 34 anni che non hanno un lavoro e non intraprendono corsi di studio e formazione.