Il feticismo è stato a lungo, considerato una patologia mentale. Adesso non so se sia più così. Oggi, tutto ciò che è patologico è divenuto normale. E la vecchia “normalità” appare sempre più come un atteggiamento obsoleto, ottuso, politicamente scorretto. In sostanza come una patologia. Insomma, si è realizzata una sorta di inversione dei poli.
Ma non è di questo che voglio parlare. Se avete curiosità in materia, chiedete al mio amico Adriano Segatori. Che è uno psichiatra e queste cose, per lui, sono pane quotidiano. Ed è anche il vicedirettore di Electo. Il che, forse, fa capire come siamo messi di testa. Dal Direttore sino al sottoscritto…

Io, semmai, posso parlare di feticci e feticismo in senso più lato. Anche, perché, in fondo, sono termini e concetti che vengono dall’antripologia culturale. Quella di vecchia scuola. Che interpretava così l’adorazione dei “primitivi” per oggetti materiali, manufatti o altro. Dimenticando, ovviamente, che tali oggetti, feticci, altro non sono che simboli. Che collegano la dimensione materiale con un altrove inspiegabile con la sola ragione. E non a caso li continuiamo a trovare anche nelle religione e nei culti più… evoluti. Tra i greci e i romani, dove, ad esempio, si venerava lo Scudo di Marte. E anche sul culto, cattolico, delle reliquie ci sarebbe più che qualcosa da dire…e Lutero lo aveva detto.
Tuttavia, nell’uso corrente, il termine feticista indica una anomalia, o, se preferite, una preferenza della sfera sessuale. Studiata prima da Binet e altri. E poi, manco a dirlo, da Freud. Che, su questi temi, lascialo fare.
Tradotto dal linguaggio degli esperti nei termini di noi mortali, il feticista è uno fissato con una parte del corpo della donna. Una sola. Che lo ossessiona. O addirittura con qualcosa di esterno. Un indumento. Ovvero c’è il feticista dei piedi, e quello delle scarpe. Si assomigliano perché guardano sempre verso il basso. Ma uno è attratto dal contenuto, l’altro dal contenitore. Ad entrambi, comunque, sarebbe da consigliare di fare i commessi in un negozio di scarpe. Forse lo stipendio non sarà un granché… ma vuoi mettere le soddisfazioni?

Per altro, in una certa misura, noi uomini siamo tutti un po’ feticisti. Basta ascoltare una conversazione fra soli maschi.
Che guardi per prima cosa in una donna?
E questo ti risponde le gambe. L’altro il seno. Il terzo il Lato B….
Naturalmente, se vi è una donna presente, o addirittura se è lei a porre la, fatidica, domanda il tenore delle risposte cambia radicalmente. Gli occhi. Il portamento. L’eleganza. I più ipocriti arrivano a dire l’intelligenza, o addirittura l’anima…
Certo, detta così, sembra una totale esagerazione. Il feticista non è uno che ha una qualche predilezione. È un ossessivo, che vede solo una parte del corpo della Donna. Vede le mani, e non gli interessa se il resto sia bello o brutto… solo le mani contano. D’Annunzio sulle Mani ha scritto una delle sue liriche più discusse e sensuali. Ma il suo non era feticismo. Perché parlare delle mani delle Donne che aveva incontrato ed amato, era un espediente letterario per rappresentarle. Dal particolare faceva emergere l’insieme. Non si fermava solo a questo.
Tuttavia Soloviev ci dice che ogni amore, ogni desiderio per la Donna è, a ben vedere, una forma di feticismo. Perché, anche se la guardiamo ( e desideriamo) nel suo insieme, troppo spesso cogliamo di lei null’altro che la parvenza sensibile. Nulla sappiamo, e soprattutto ben poco ci interessa del suo mondo interiore, della sua anima. Del suo essere sovrasensibile. E facendo questo, non siamo poi diversi da chi si “innamora” di un paio di guanti. O di stivali. Perché vedere solo ciò che appare è fermarsi alla superficie. È amare, adorare solo un feticcio. Non comprendendo che quello non è che simbolo di ben altro. È come se i Romani antichi avessero davvero adorato lo Scudo. Dimenticando che esso era il simbolo di Marte. Il legame con il loro progenitore.

“Amor che nullo amato amar perdona /prese costui della bella persona…”. La colpa di Paolo. Che piange e tace nel V dell’Inferno. Mentre Francesca narra.
Narra che cosa lo portò a morte cruenta. E a dannazione eterna. Perché Paolo amava sì Francesca, ma era preso solo dal suo aspetto fisico. Dalla sua bellezza. E non comprese che tale bellezza era solo parte, la più appariscente, dell’Amata. Che doveva portarlo ad altro. Ad una dimensione superiore.
Non è facile. Tu incontri una Donna bellissima. Per te la più bella mai incontrata. Dai suoi occhi emana una luce interiore. Luce di Stelle. O della Stella per eccellenza. Venere. E il suo sorriso sembra venire dagli Angeli. Ma anche il suo corpo è perfetto in ogni particolare. E tu ardı, la desideri. Rischi di fermarti a questo. Al corpo. Dimenticando che è solo parte di un’armonia più complessa. Di una musica più alta. Ti fermi a questo, e, senza volerlo, fai del suo corpo un feticcio. Per questo, poi, l’amore muore. Non dura in eterno.
Dante sognò Beatrice nuda, avvolta solo da un impalpabile drappo rosso. Nuda in braccio al Dio d’Amore. E divorava il suo cuore… e poi piangeva.
Dante ardeva per lei. Mai la sfiorò. Mai l’avvicinò. Ma ardeva. Riuscì a sublimare il fuoco. E giunse a riveder le stelle…
Altri tempi, altri uomini. Oggi il feticismo più volgare impera. Non quello di cui parla Soloviev. Un feticismo squallido. L’adorazione, ottusa, di oggetti banali. Come le mascherine ed altro. Feticci con cui il moderno primitivo crede di esorcizzare paura e morte. Al confronto il feticista degli stivali appare figura nobile e dotata di, profondo, senso estetico..
1 commento
È in quel”… moderno primitivo…” la sintesi, l’ossimoro che descrive le masse del nuovo millennio.Primitivi che sono divenuti moderni solo nel peggio, perdendo l’unica, forse, peculiarità più preziosa,ossia la naturale simbiosi con il divino, il metafisico nel terreno,con la falsa motivazione che ormai siamo bravi a spiegare tante cose.
Così si perdono alcuni rituali,per es, che avevano un loro senso e forse uno scopo nell’ educare,condurre al meglio di sé e ad un equilibrio(per quanto possibile ed in maniera diversa, in base anche alle innate predisposizioni degli individui),mentre ne rimangono solo alcune parvenze, alcuni residuali atti, svuotati della loro essenza, volutamente scelti e proposti per dirigere verso l appiattimento, la massificazione a ribasso.Una maniera per annientare non solo la vera bellezza,data dalla sapienza,dalla saggezza, dall’ armonia,dal bene, ma anche le masse,da sempre importanti dal punto di vista numerico, in quanto sostegno,seppur nell’ ignoranza,a quel bene cui facevo riferimento.
Così,i feticisti rappresentati dalle immagini scelte,sono davvero i più coatti e visibili, facilmente individuabili, e forse i meno pericolosi rispetto a quelli che si celano sotto un falso bene,anche semplicemente quello di donne che si qualificano come migliori in quanto si propongono come positive con la frase del giorno sotto il loro sorriso(mi fermo qui per non dilungarmi in discorsi che non interessano e soprattutto troverebbero un certo astio, una certa ostilità da parte di una larghissima maggioranza…).
Ovunque proliferano i versi della Merini, foto di figli esposte,in realtà, per l’autocelebrazione del genitore che vi si mostra,e così via passando anche per livelli “più alti”,dove,se si guarda bene,si può notare anche lì solo tanta mediocrità.
E spesso faccio riferimento alle donne(in senso lato),da cui avrei sperato in qualcosa di più .
Degli uomini neppure parlo…Ma questo è un discorso odioso ed odiato e poi,esula.Allora,per chiudere parentesi varie, dico solo che,letto il nome SOLOVIEV, sono andata immediatamente a cercarlo, atto impellente,seppur vano tentativo di colmare un oceano di ignoranza interiore,che anzi ogni giorno s’ accresce e quasi m’affoga,
Primo impatto lo trovo in un suo ritratto di Ivan Kramkoj e quasi basterebbe a raccontare l uomo.
Una foto,un ritratto,non riesco ad immaginarlo preso dalla necessità di mostrarsi di frequente per proporre un suo libro! Ahah, questa è un’altra storia…!
SOLOVIEV porta con sé un’opera di Luca Signorelli,una di Ensor, le lettere con Dostoevskij, in pratica basterebbe da solo per decine di letture,ben lontane dal becero feticismo,dai buoni che si sono autoproclamati tali, e dalle mascherine con lustrini e paillettes,dai colori intonati agli abiti, per feste da crociere, da matrimoni,o da comunioni, o per quelli che un tempo con le mani indicavano la V contro la guerra in Vietnam, per la pace, non per un siero.
Sul viaggio introspettivo di Dante,ricerca del Dio interiore, ed illuminato dall’ Amore che Beatrice rappresenta, su quella sublimazione,beh …ci sarebbe qualcosa da dire, poiché non tutti siamo poeti e anche perché non sempre si può sublimare, o forse sì, ma in determinate circostanze.
Difatti, è vero, Beatrice è esistita, ma morta giovanissima e non sono le sue parole che conosciamo.
Questo per quanto concerne l’ ordinario, la vita quotidiana,quel poco a cui possiamo aspirare noi altri, che d amore terreno ci nutriamo e, talvolta,ne moriamo.