“Scusi prof.” la voce viene da una piccola icona sul video. Intuisco, più che vedere, due grandi occhi neri e un sorriso ancora ingenuo. È una della prima. La classe che non conosco. Che non ho fatto in tempo a conoscere. Solo immagini fluttuanti sul web…
” Scusi prof… Ma perché nelle fiabe sono sempre le donne cattive? Le mamme, le matrigne… le streghe… sempre loro che uccidono. Che abbandonano i bambini. Che li cucinano. E vogliono mangiarseli..”
Già… Le fiabe. Sto spiegando i generi letterari. E la loro genesi. E mi sono soffermato sulle fiabe. Quelle dei Grimm, soprattutto… Perché sono le fiabe autentiche. Dure e crudeli, spesso. Non edulcorate come quelle di Perrot…. Per tacere della versione disneyana…
Vedi, nelle fiabe spesso i bambini, e le bambine, sono orfani. Cenerentola, Biancaneve, Ginepro…. Hansel e Gretel…. sono tutti descritti vittime di matrigne. Come di streghe, che spesso coincidono. I padri, se anche vi sono, appaiono figure inette. Buoni, forse… Ma ininfluenti. Non in grado di proteggere. Quello che domina è il senso di solitudine di questi… bambini. Che, per lo più, devono salvarsi da soli. Da una “matrigna”, da una ” strega”. Che, in certo qual modo, rappresenta la vita. La vita da adulti. Quando non vi è più una mamma protettrice. E devi fare da solo. Quindi… crescere.
Silenzio. Dal video non proviene un suono. Non una voce. Difficile interpretarlo. In classe, dal vivo, capirei subito se stanno pensando. O se dormono sul banco…. Reprimo un senso emergente di frustrazione. E continuo.
Le fiabe, in certo qual modo, raccontano antichi riti di iniziazione. Cui venivano sottoposti i giovani, prima di venire considerati finalmente adulti. E quindi membri a pieno titolo della tribù, del clan, del popolo…
Hansel e Gretel abbandonati nel bosco evocano la tradizione del Ver Sacrum italico. Un gruppo di giovani, una “fratria” perché più o meno coetanei, che veniva allontanato dal villaggio. Perché la terra non era più sufficiente a mantenere tutti. Dovevano andarsene, rischiare. E fondare, se vi riuscivano, un nuovo villaggio. Altrove. Forse anche Roma è nata così…
“OK, prof…. Ma la domanda è perché sempre le donne sono cattive. Mai gli uomini…” questa è un’altra. Non la vedo. Ha il video spento. Ma mi sembra di ricordare un volto deciso e due occhi azzurri intensi. Corrisponde alla voce, almeno…
La risposta sta in una concezione secondo la quale è la Donna che accudisce e protegge la casa e i figli. Che si prende cura del Fuoco. Come le Vestali a Roma. E siccome quello femminile è l’elemento protettivo e garante della vita e della tradizione, diventa, per opposto, anche l’elemento distruttivo. Che nega la vita. Che uccide. Non per nulla le Divinità femminili hanno sempre due volti. Uno luminoso ed uno oscuro. Come la Luna…
“A’ proffe… le donne so’proprio così… Lunatiche!” intuisco, più che sentire, che molti ridono. I maschi. A me viene da sorridere ogni classe ha il suo boro. E questo…. promette bene…
Tiro avanti…. cercando di semplificare.
Certo. La Donna è la Luna. E la Luna è vita. È amore. È procreazione. Ma è anche minaccia. Potenza Oscura. Mistero. Per questo appaiono streghe, sempre al femminile. Gli uomini, l’elemento maschile, hanno altra funzione. Intervengono per rompere l’incantesimo. Come il Principe Azzurro nella bella addormentata. Come il Cacciatore in Cappuccetto Rosso…
“Perché noi maschi semo più boni… Principi e cacciatori… Mica famo mai del male…”
Non è proprio così. È che l’elemento maschile, quando negativo, nelle fiabe prende l’aspetto della Bestia. Il Lupo, sopratutto. Rappresenta una ferocia animale. Primitiva.
” Visto? Voi siete delle bestie…. “intuisco altre risate. Femminili, questa volta…
Continuo.
In fondo è vero. La violenza maschile, nelle fiabe, è rappresentata come qualcosa di bruto. Mossa da bisogni primari. Istinti. Quella femminile è, invece, più… crudele. E più raffinata. In certo qual senso…. magica. È il mistero del “femminino eterno” come lo chiamava Goethe. La duplicità della donna. E dell’amore. Madre amorevole e matrigna spietata. Strega e fata…
Mi sono fatto prendere la mano. Non averli di fronte… ho volato troppo in alto. Mi sono dimenticato che è una prima. E il silenzio, le telecamere spente…
Poi
“Ma lei prof. Ha sperimentato nella vita questi due aspetti? La fata e la strega?”
Quegli occhi neri che sembrano ammiccare e ridere. Quel sorriso ingenuo e impertinente. Nihil novum sub Sole… Anche in video.
Ma la lezione è scaduta. Cade la linea. Quasi quasi mi dispiace…