Con l’Albero, il Presepe è il simbolo più rilevante del Natale. Oh, certo, ve ne sono anche altri, il vischio, l’agrifoglio il ceppo, le candele… Ma resta il fatto che Natale significa in primo luogo Abete e Presepe…
Tranquilli, non ho intenzione, ora, di ammorbarvi con una dotta digressione sulla diatriba annosa tra presepisti ed alberisti. Nè di diffondermi sul significato e simbolismo di questi due “segni”, sulla loro storia, sulle origini (controverse) e simili… Per questo c’è tempo, anche se l’uso vuole che gli addobbi vengano approntati per l’Immacolata. E l’8 Dicembre è ormai trascorso…
Ma questa è una” Fiaba ” diversa. Poco natalizia, se volete. E molto irata. Che nasce così, d’impulso, per alcune immagini che ho avuto la ventura, o se preferite la sventura di vedere.
Prima immagine. Un Presepe a Torino, se non erro. In una Chiesa. Abbastanza tradizionale. Statuine normali, non capolavori artistici certo, ma, comunque, rispettose dei canoni. Tranne che per un particolare.
Giuseppe e Maria, posti accanto alla mangiatoia, dove la Notte fra il 24 e il 25 dovrebbe nascere il Bambino, indossano i loro abiti usuali, con i colori convenzionali. Azzurro, bianco e rosa per lei. Grigio e marrone per lui, che si appoggia al bastone da pastore. Però entrambi – e questa è la novità – portano… la mascherina.
Come se tale (pseudo) presidio sanitario esistesse nell’anno Zero dell’era volgare. Quando a Roma governava Augusto, e in Giudea si teneva il grande censimento…

Non fare il sofistico, mi si potrebbe dire. Ogni anno i maestri artigiani di San Gregorio degli Armeni inseriscono nei loro presepi personaggi anacronistici, tratti dalla cronaca e dalla realtà quotidiana. Figure come Maradona, tanto per intenderci. Vero. E non è che, comunque, mi piaccia molto. Queste irruzioni, o, per restare in tema, invasioni di campo, mi urtano. Le trovo… stonate. Però le sopporto.
Ma questa no. Questa non è solo una stonatura. Un’irruzione rock nell’armonia di Alfonso de Liguori. Che, come dicevo, può non piacere. Ma non offende. Questo è, invece, un atto di indicibile volgarità. E stupidità.
Oh che? La Sacra Famiglia deve rispettare i DPCM del Conte Zio? È questa la Chiesa, o peggio ancora la Fede dei cattolici odierni?
Ma se quello che nasce è Dio, come può rischiare di prendersi il COVID?
Per carità, capisco che di un simbolo si tratta… Ma appunto per questo lo trovo ancora più blasfemo. Una vera e propria bestemmia in Chiesa. Perché i preti – mi rifiuto di definirli “sacerdoti”, in quanto nulla hanno, né sanno del “Sacro” – che tale obbrobrio hanno allestito, credevano di essere moderni, intelligenti, in linea coi tempi. Mentre hanno solo rivelato la sottomissione della loro Chiesa non allo Stato, bensì alla Paura. La paura della morte che una congrega di speculatori, finanziari e politici, sta sfruttando. Riducendo a brandelli la vita degli uomini. Distruggendo ogni relazione sociale. E quel Presepe altro non è che una dimostrazione di complicità con tali crimini…
Mi sono detto : beh, è un caso. Non fa scuola. Non esagerare. Me lo sono detto da solo.
Poi, ho visto il Presepe in Piazza San Pietro. In sostanza il Presepe del Papa. Niente mascherine, certo. Ma perché non servono. Le figure sono cilindri senza alcuna forza evocativa. Opera d’arte, dicono, ispirata a modelli moderni e, al contempo, mesopotamici. Sumerici…. Dire brutta è dire poco. Orrida. Insensata. L’arte Sumerica aveva una sua bellezza. Una forza evocativa. Quei… “cosi” sono privi di senso. Prodotto di un intellettualismo astratto che ha voluto proporre, anzi imporre un Presepe espressione di un’ideogia internazionalistica. Multietnica. Priva di identità e radici.

Ora, si diceva, al tempo dei Greci, che ciò che è bello è anche buono. Per converso ciò che è brutto è cattivo. Per questo le Fedi, tutte, hanno sempre innalzato ai loro Dei o al loro Dio monumenti di rara bellezza. Per questo l’estetica del Sacro è sempre stata fondamentale.
Ma questa chiesa, con la minuscola, ha scelto la bruttezza come rappresentazione della nascita del suo Dio.
Mi sembra molto, ma molto significativo.