“Un’economia basata sulla tecnologia e sulla conoscenza, con finanze pubbliche solide ed un settore finanziario efficiente”. Finalmente il governo di destra fluida ha partorito l’idea giusta per il futuro, puntando sull’economia dell’intelligenza? Sono le dichiarazioni di Giorgetti? Di Urso? Macché. Sono quelle di Nirmala Sitharaman, ministro delle finanze dell’India. E quest’anno, per sostenere la crescita e rafforzare le infrastrutture, saranno investiti l’equivalente di 122 miliardi di dollari. Ovviamente in rupie. Con un incremento del 33%.
Una strategia che sta dando frutti. Con una crescita del Pil di circa il 7%, l’incremento maggiore tra tutte le principali economie mondiali.
Sitharaman ha individuato 100 progetti infrastrutturali prioritari per migliorare la logistica nel settore portuale, del carbone, dell’acciaio, dei fertilizzanti e dei cereali alimentari. E poi è previsto un forte sostegno all’agricoltura, con prestiti attraverso le banche rurali, concessi a tassi estremamente bassi per favorire lo sviluppo.
Ma, soprattutto, si vuole favorire la crescita ed il consolidamento del ceto medio indiano. Una fascia di popolazione che può far decollare i consumi interni e che è destinata a fornire la classe dirigente del Paese che, in questi ultimi anni, è decollato e si è modernizzato sotto la guida di Narendra Modi. Con l’obiettivo di fare dell’India la “stella luminosa” mondiale.
Grazie anche all’intelligente politica estera. Niente sanzioni contro la Russia, rafforzamento delle frontiere con la Cina ma avviando collaborazioni con Pechino, aperture economiche con il Pakistan, nemico storico, grandi progetti infrastrutturali con l’Iran e con Mosca. Una serie di relazioni che han fatto uscire Nuova Delhi dal ruolo di “nano politico” spingendo l’India a proporsi come guida di una Terza Posizione che raggruppi i Paesi che non vogliono soggiacere a Stati Uniti e Cina.