Finalmente piove!
Mi dice la Signora del forno, ove ogni mattina, sul fare dell’alba, vado a comprare il pane. Un pane fragrante di profumi, ancora caldo, che ti viene voglia di mangiarlo subito, così, senza…
companatico….
Finalmente piove!
Mi dice la banconiera del bar, ancora deserto, dove sono quasi sicuramente il primo a prendere un caffè…
Finalmente piove!
Dice la (para)farmacista in camice bianco, mentre ritiro un prodotto a base di erbe ordinato il giorno prima…
Finalmente…

Stamani è tutto così. Tutti che guardano soddisfatti il cielo bigio, e assaporano le gocce di pioggia. Incuranti di infradiciarsi gli abiti.
E in effetti piove a dirotto da molte ore. Da dopo mezzanotte almeno. E verso le tre il martellare della pioggia sulle tettoie mi ha svegliato… un ritmo monotono e sincopato.
Ora sembra un po’ acquietarsi. Gocciola appena. Ma il colore del cielo fa presagire tutta una giornata di pioggia ininterrotta.
“Purché non si alzi il vento…” chiosa la fornaia.
Ma il Meteo, per quanto possa essere attendibile, dà tre giorni di pioggia senza soluzione.
Qui la pioggia era attesa. Invocata…. un inverno insolitamente arido, poca, pochissima neve… e tutti a guardare preoccupati il livello di acqua nei laghi. Rischio di un’estate siccitosa. Un disastro per le colture. Ma questo primo assaggio di primavera, dà speranza…
Spontaneo il paragone con la grande città.
Lì la pioggia viene, per lo più e dai più, avvertita come un fastidio. Un problema.
Ricordo le vie di Roma nelle giornate di pioggia. L’ordinario caos, si trasformava in un incubo senza fine. Tutti, proprio tutti si muovevano in macchina. Pensateci. Una città dove, ordinariamente, circolano due milioni di scooter e simili. E, improvvisamente, questi si trasmutano in automobili. Senza contare che molti, per timore di bagnarsi, rinunciano ai mezzi pubblici…
E, altre auto in circolazione.
Gli abitanti delle grandi città hanno una composizione atomica diversa. Sono idrosolubili. Li vedevo a scuola. I genitori cercavano di entrare con la macchina fino nell’androne dell’istituto…. fosse mai che i pargoli si inumidissero….

Qui, invece, il rapporto con la natura e i suoi fenomeni non si è, ancora, completamente alienato. Resistono tracce del mondo in cui sono cresciuto… quando i bambini andavano a scuola sotto la pioggia, galosce e mantellina. E torme di operai si recavano in fabbrica con la bicicletta. Coperti da una mantella cerata.
Non ci sono più gli operai. E nemmeno le fabbriche… quanto alle vecchie scuole, con la stufa a legna in classe, hanno lasciato il posto a gelidi prefabbricati. Probabile, sempre più probabile transizione per la realizzazione del sogno dei profeti del Meraviglioso Mondo Nuovo. La didattica a distanza, così felicemente sperimentata nel triennio della “pandemia”.
Mi viene in mente – deformazione professionale – una poesia. “Piove”. Ma non quella, celeberrima di D’Annunzio. Quella in cui Montale gli fa il verso. È in “Satura”, un poeta avanti negli anni, che tende all’ironia amara. Alla satira, appunto. Il lirismo de “I limoni” ormai lontano.
È un accozzo di cose. Motori scoppiettanti, sciopero generale, cartelle esattoriali… non più tamerici, ligustri e acanti…. la pioggia non porta sollievo alcuno. Anzi, esalta un senso di sporcizia, di deriva e alienazione dell’uomo urbano. Trasmette… affanno.
E, poi, Montale sottolinea che piove, ma non c’è più alcuna Ermione. Sembra dirlo con sollievo… ma io vi ho sempre avvertito un senso di privazione. Di solitudine.

Qui, però, è diverso ancora.
La pioggia si è fermata. Una schiarita. La fornaia si starà preoccupando. Senza ragione. Il cielo è ancora grave di minaccia.
E, poi, un vento leggero, fresco… dai rami degli alberi sgrondano improvvisi piovaschi. Sulle prime siepi fiorite, le stille di pioggia scintillano… e la goccia di pioggia sulla foglia assume la bellezza della perla… un proverbio indiano, credo. Un ricordo, remoto, degli anni delle elementari…
Il Castello, a picco sul paese, trascolora fra improvvisi raggi di sole e nuvole che si riaddensano. Tutto è… bellezza. Piove finalmente…. e forse non manca nulla. Proprio nulla..
Neppure….