Non fa più caldo come prima… Oh, certo, caldo è ancora, e le temperature, nelle ore centrali del giorno, salgono oltre i 30°. Però le minime, notturne, non superano più i 20° neppure in città. E la notte si dorme, bene, finalmente…
Comunque, non è solo una questione di gradi e di termometro. Basta camminare al sole per capire. È un sole…diverso. Certo, scalda e brucia ancora….ma è diverso.
È come se avesse un’altra luminosità. E emanasse un altro tipo di calore.
Sensazioni. Impressioni. Difficili da spiegare, se non le provate…e qui ci starebbe bene la PFM, che suona e canta “Impressioni di settembre”…
Anche se siamo in agosto, ancora. Ma il Calendario Romano, ieri, 23, avrebbe segnato X alle Calende di Settembre. Perché, ormai, la discesa del Carro del Sole verso la voragine infera dell’Equinozio si è fatta precipitosa. E i giorni divengono sempre più corti. Mentre la Notte dilata le sue ali…
23 Agosto. Ieri ero troppo preso per pensarci. Era il compleanno di mio figlio. E mi ha tenuto impegnato molto. Solo oggi, in treno, mi è venuto in mente che era anche la data dei Volkanalia. Le Feste di Vulcano, dio italico antichissimo. Secondo la tradizione, introdotto a Roma dal sabino Tito Tazio.

Vulcano è il Fuoco. Per questo, poi, fu assimilato con il greco Efesto, Dio artefice, che con il fuoco opera.
Ma il Vulcano italico è il Fuoco. Allo stato puro. Il fuoco che protegge, il fuoco che distrugge, soprattutto il fuoco che trasforma.
A Roma si accendevano due fuochi in onore di Vesta. Che proteggeva il focolare, la casa e la città. Poi un terzo, più discosto. Dedicato a Vulcano. Il fuoco che divora. Che distrugge il nemico.
E le sue feste cadevano sul finire d’agosto. Nel declino dell’estate. Perché Vulcano ha una, particolare, relazione con il Sole. Rappresenta il calore del fuoco. Non la luce. Ed è un fuoco, un calore che viene dalle profondità. Che consuma, e quindi purifica, dall’interno….
Vedo scorrere, dal finestrino, interminabili filari di viti. Dopo Verona il treno rallenta la sua corsa. Ed è possibile meglio apprezzare il panorama.
E questa è terra di grandi vini. Il Recioto, l’Amarone. E le colline del Soave, che ricordano il dominio della Casa di Svevia
“questa è la luce della gran Costanza/ che dal secondo vento di Soave /generò il terzo e l’ultima possanza…” (Dante, Paradiso II).
I pampini delle viti, pur nella distanza e nella velocità dello scorrere, non sono più di quel verde brillante, che mi aveva accolto alcune settimane fa. Cominciano ad avere sfumature ramate. I pampini roggi del Pascoli. Il sole di Luglio /Agosto ha compiuto la sua opera. E l’uva deve già pesare sui filari.
Sarà zuccherina. E ne verranno vini forti. Ha assorbito molto calore. E ricevuto ben poca acqua dal cielo.
Poi, le montagne. Altri filari di viti. Ma troppo lontani, lungo le coste, per vederne i grappoli.
Ma, tra poco, le potrò vedere meglio queste viti…dalla finestra di casa.
Agosto sta per finire. Un mese afoso. E faticoso. Vulcano…annuncia settembre. E la metamorfosi.