Ed ora che la sbronza degli Europei è terminata? I giornalisti televisivi assicurano che il Pil crescerà, almeno, dello 0,7%. Proprio come per i mondiali dell’82. Ovviamente non bisogna spiegare a questi eccitati commentatori che sono strascorsi un po’ di anni e che il traino del Made in Italy si è tristemente ridotto. Quarant’anni orsono il fascino italiano era ancora vivo, reale. Ora si devono programmare interventi di sostegno particolare per il settore tessile che, in passato, rappresentava uno degli elementi di punta della produzione nazionale.
Ed il turismo, non solo per colpa della banda Speranza, attira molti stranieri in meno. Il design dell’auto italiana? Svanito nel nulla, come la produzione di vetture.
Però l’Italia ha vinto gli Europei di calcio e, dunque, tutto il resto non conta. Tutti impegnati a prendere in giro gli inglesi per la loro mancanza di stile nell’accettare la sconfitta; non uno che abbia fatto notare l’inopportuna mise della tifosa italiana che, sugli spalti dello stadio di Wembley, si era travestita da pizza. Perché abbiamo vinto una finale di calcio ma non rinunciamo a farci apprezzare per pizza, mafia e mandolino.

È inutile lamentarsi degli stereotipi con cui gli italiani vengono rappresentati all’estero quando i primi a rilanciare gli stereotipi sono i tifosi della nazionale.
Un popolo che si esalta per il calcio, e fa bene, ma che è alle prese con giornalisti e commentatori convinti che basti una partita per risolvere il problema della disoccupazione. Per un mese gli imbonitori della tv e dei giornali hanno nascosto i problemi veri dietro alle esaltazioni di una parata di Donnarumma o dello spirito di gruppo creato da Mancini. Ora, però, tutti dovranno fare i conti con una realtà che nulla ha a che fare con lo spirito di squadra.
È bastato che le piazze si riempissero di tifosi in festa per scatenare le ex spie da balcone. I delatori da poggiolo hanno protestato per gli abbracci, per i cori senza mascherina, per i virus trasmessi a colpi di clacson. Tanto per chiarire che loro, con lo spirito di squadra, non vogliono avere nulla a che fare.

E non fanno squadra gli imprenditori che hanno cominciato a licenziare, e neppure quelli che non investono. Non fanno squadra coloro che vogliono il carcere per chi non è politicamente corretto. Non fanno squadra i renitenti alla vanga sdraiati sul divano ad aspettare il reddito di cittadinanza. Non fanno squadra i sostenitori della cancellazione della cultura nazionale ed europea in nome dei diritti, esclusivi, dei clandestini.
Ma tutto è svanito mentre si sventolava il tricolore per aver sconfitto la perdita Albione. In fondo basta sapersi accontentare.