“Il virus cambierà tutto”. “Il dopo virus sarà completamente diverso”. “L’umanità si è resa conto di essere finita su una china pericolosissima ed ora si rimetterà in carreggiata”.
È stato sufficiente un solo giorno di riapertura delle gabbie per rendersi conto che tutte le promesse, tutti gli impegni, tutte le dichiarazioni erano pura e semplice spazzatura. Esattamente come quella riversata nel canale Agnena, vicino a Napoli.
Qualche azienda del territorio ha scaricato nelle acque una quantità di schifezze maleodoranti, andando ad inquinare un tratto del Litorale Domitio. Non sono stati gli untori giunti dal Nord, i pericolosi settentrionali tanto odiati dal governatore De Luca. Ma imprenditori del territorio. A Napoli hanno commesso l’errore di inquinare in modo palese, certi della consueta immunità. Ma non è che altrove la situazione sia migliore, semplicemente è meno sfrontata.
Chi inquinava, trasformando l’intera Pianura Padana in una perenne camera a gas, non ha certo impiegato le settimane di chiusura obbligata per trasformare gli impianti, per ridurre l’impatto sulla natura e sulle persone. Anzi, con la scusa dell’emergenza si sono richiesti allentamenti dei vincoli. Si è insistito sulla minore burocrazia non per lavorare meglio, ma per non avere controlli. Non si esce dal ricatto: povertà o inquinamento, disoccupazione o rovina dell’ambiente. Come se non ci fossero alternative.
Alternative che esistono, ma che richiederebbero investimenti, privati e pubblici. Invece in Italia si preferisce seguire la solita strada degli interventi a pioggia, si insiste con la richiesta di finanziamenti a fondo perduto (in pratica regali pagati dai contribuenti) non per cambiare il sistema produttivo ma solo per pagare tasse e debiti precedenti.
E allora via libera al ritorno dei gas tossici, dei rifiuti velenosi, delle acque inquinate. Con i media di servizio che garantiscono già adesso che il Po era tornato ad essere trasparente a Torino ma era rimasto inquinato. Dunque tanto vale riportarlo al colore marroncino, sotto un cielo giallo: la riconquista della normalità per una classe padronale ignobile.