Prendi un sito, a pagamento, di foto internazionali. Trovi alcune immagini di Biden nelle quali il presidente statunitense non fa proprio una grande figura. Provi a scaricarle e compare una scritta in cui si chiarisce che le foto sono state ritirate in ogni parte del mondo. Cerchi delle foto sulla guerra in Ucraina. E scopri che, sui siti internazionali, esistono quasi esclusivamente immagini scattate dalla parte degli ucraini. I tg ed i giornali italiani hanno solo inviati dalla parte ucraina per raccontare il conflitto così come vuole Zelensky. E come vuole Biden.
Il Corriere della Sera ammette che Zelensky ha, di fatto, uniformato l’informazione. E chi non si allinea viene punito. Un simpaticone, fa capire il quotidiano di Urbano Cairo. E poi bisogna capirlo: è in guerra. In Russia non si è arrivati ad una informazione uniformata. E la giornalista russa che è andata in tv con un cartello contro Putin è completamente libera ed ha solo pagato una multa. Ma viene intervistata dalle tv di tutto il mondo. Ma per i media italiani di regime in Russia c’è la censura e senza alcun motivo poiché, evidentemente, la guerra non c’è. La fanno gli ucraini da soli.
Sono solo alcuni esempi, ad uso dell’ambasciatore russo in Italia, di cosa sia l’informazione, di come venga utilizzata in funzione anti russa senza che l’ambasciatore provi a fornire una diversa narrazione. Non è solo giornalismo. A Striscia la Notizia i conduttori chiedono al pubblico di scegliere il nome di un cucciolo. Tre le opzioni: Pace, Peace, e Mir. Spiegando che Mir significa “pace” in ucraino. (Anche in russo, ma non lo sanno, evidentemente). Per giorni i conduttori spingono su Mir, ovviamente, e non nascondono la delusione quando il pubblico sceglie “Pace”.
Ma in ogni programma di intrattenimento la propaganda è scatenata. Ed in ogni manifestazione sportiva, in ogni iniziativa culturale. Chissà se l’ambasciatore russo se n’è accorto. Se ha una vaga idea di cosa significhi soft power. Ovviamente ciascuno è libero di ignorare tutto questo, di fregarsene. Perché creare un’agenzia fotografica che non lavori a senso unico ha un costo. Non come uno dei numerosi mega e giga yacht degli oligarchi, ma almeno come un paio di ville nei luoghi più esclusivi. Questione di scelta.
Però, se il rappresentante della Federazione Russa in Italia se ne frega, perché ha presentato un esposto contro le menzogne di un quotidiano italiano? Perché con il medesimo quotidiano condivideva amorevolmente varie iniziative? Atteggiamento curioso, magari discutibile, sicuramente fallimentare.