Il grande chitarrista Jazz Franco Cerri è morto a Milano il 18 ottobre scorso all’età di 95 anni.
Al contrario del Rock, la chitarra ha avuto sempre poco spazio nella musica afroamericana. Se il piano, gli strumenti a fiato, la batteria contano centinaia di interpreti e solisti, i nomi dei virtuosi della sei corde che si possono ricordare non sono tantissimi e pochissimi i neri. A parte Wes Montgomery e George Benson, che pure non fu mai un jazzista puro, gli altri da Django Reinhardt a Pat Metheney erano bianchi, e come tali considerati dai puristi alla stregua di “infiltrati” in un mondo non loro. Anche Franco Cerri fa parte di questa categoria di artisti; non solo era bianco ma pure italiano, e, in quanto tale, poco considerato, almeno ai suoi esordi, tra i grandi.
Eppure Cerri un grande lo fu per davvero, tanto da essere apprezzato e stimato da mostri sacri quali lo stesso Reinhardt, Chet Baker, Gerry Mulligan, Billie Holiday, Stéphane Grappelli, Lee Konitz e Dizzy Gillespie con i quali ebbe modo di incrociare il suo strumento in collaborazioni, dischi e concerti in Italia e all’estero.
Esordì esibendosi a Radio Tevere, voce di Roma libera, il programma radiofonico più seguito nel nord Italia, anche da molti antifascisti, all’epoca della Repubblica Sociale Italiana. La Radio, appoggiata dallo stesso Mussolini, fingeva di trasmettere da una stazione clandestina di Roma, mentre in realtà trasmetteva da Milano.
In seguito fu ingaggiato da Gorny Kramer, prima in un piccolo gruppo, e in seguito nella sua orchestra. E fu la sua fortuna. Dotato di una verve e di una simpatia innata che andava ben al di là delle sue innegabili doti di musicista, fu ingaggiato dalla neonata televisione italiana che gli affidò la conduzione di alcuni programmi. E dalla RAI fu spesso chiamato anche come ospite in programmi di grande successo, dal Musichiere di Mario Riva fino a programmi più recenti.
Intanto non cessò mai la sua attività di musicista in proprio, sia in ambito Jazz che in quello della musica leggera. Fu al fianco di Jula De Palma e di Nicola Arigliano, di Bruno Martino e di Renato Rascel, di Mina e Roberto Vecchioni, per citarne solo alcuni. Da solista ebbe il gusto dell’ironia, intitolando i suoi brani con bizzarri giochi di parole come “È un pop oca”.
Peccato che il grande pubblico lo abbia conosciuto soprattutto per uno spot pubblicitario del detersivo Bio Presto in cui, immerso nell’acqua fino al collo, interpretava “l’uomo in ammollo”: un epiteto che gli restò addosso per moltissimo tempo ma che gli consentì di diventare un personaggio molto popolare.
Fino all’ultimo ha insegnato chitarra jazz presso la civica scuola di jazz di Milano, continuando a dar vita a formazioni di allievi con le quali ha collaborato dal vivo e discograficamente. Molti sono i musicisti che ha seguito fin da giovanissimi e che oggi possono dire grazie a lui che li ha selezionati, scelti e lanciati nel difficile mondo musicale nostrano.