“La ferma condanna espressa da Giorgia non lascia spazi a equivoci o distinguo che non potrebbero essere tollerati. Informate tutti che la linea del Partito (in maiuscolo Ndr) è questa e non condividerla avrà conseguenze immediate”. No, non è un comunicato di Fratelli della Corea del Nord. Ed il riferimento a “Giorgia” da parte del capogruppo alla Camera lascia intuire quale sia il Partito (sempre maiuscolo) che non tollera deviazioni alla linea sul conflitto in Ucraina.
E pazienza se persino l’estensore del diktat ha qualche dubbio sullo svolgimento dei fatti: “al di là delle responsabilità” bisogna allinearsi agli ordini di Biden. Un incoraggiante esempio di libertà di pensiero, di analisi, di discussione. D’altronde, con sondaggi che indicano il Partito al 20%, ci sarà la possibilità di offrire un ascensore sociale a chi si dimostrerà più ligio ed obbediente ed avrà la possibilità di sbarcare il lunario stando comodamente seduto alla Camera, in Senato, in qualche consiglio regionale o su qualche strapuntino di sottogoverno.
La censura ha immediatamente avuto effetto. E figure istituzionali del Partito sono intervenute sui social annunciando di non poter commentare la situazione sul fronte orientale ma accompagnando il silenzio con un’immagine eloquente: la foto di una giornalista italiana con giubbotto antiproiettili ed elmetto che illustrava il dramma della popolazione mentre intorno a lei gli abitanti erano a passeggio con la borsa della spesa e la osservavano allibiti.
Non è detto che i censori riescano a capire l’ironia, quindi l’autore è salvo. Ma chissà se i nipotini di Kim Jong-un tollereranno che un loro esponente sia console della Bielorussia. E che un altro sia il rappresentante del Donbass. Si vedrà se all’interno del grande raccordo anulare di Pyongyang si accontenteranno delle dimissioni dagli attuali incarichi o sceglieranno di eliminare i dissidenti che hanno osato pensare.