Diciamo la verità… a chi non viene mai la… voglia di fuggire?
Di uscire, come tutte le mattine dalla porta di casa, dirigersi verso il lavoro, prendere un caffè al solito bar – decreti del governo permettendo – incrociare le stesse persone. Vedere (mascherine non ostanti) le medesime facce, le stesse strade… tutto molto rassicurante, certo… ché, in fondo, le abitudini sono le boe cui, con gli anni, ormeggiamo le nostre esistenze… Però anche monotono. Troppo…. tanto che arriva sempre il momento in cui…ti manca l’aria. Ti senti soffocare. E, per mancanza d’ossigeno, il tuo cervello comincia a funzionare in modo diverso…
Così esci di casa come tutti i giorni. Ma, d’improvviso, prendi una strada diversa. Arrivi, che so, ad una stazione. E sali su un treno a caso. Diretto non si sa dove… O, per lo meno, tu non lo sai. E non t’importa, soprattutto… Perché la tua vita è una fuga. Non qualcosa di programmato, organizzato. Non stai per rifugiarti in un luogo sicuro, in un qualche paradiso, tropicale o fiscale che sia… Tu stai fuggendo, non cercando di sostituire abitudini ad altre abitudini. Monotonia a monotonia.
È la storia del Mattia Pascal di Pirandello. Non poterne più. Sentire un senso di crescente oppressione. E fuggire. Col treno all’inizio. E la vaga idea di raggiungere un porto. Per imbarcarsi. E andare lontano… oltre l’orizzonte. Nelle lontane Americhe, sogna il nostro personaggio. Perché, quando il romanzo uscì per la prima volta – nel 1904, a puntate, sulla Nuova Antologia – l’America era ancora un mondo altro. Remoto e favoloso. Una terra incognita dove si aprivano illimitate possibilità di farsi una vita completamente nuova.
E Pirandello probabilmente pensava, o meglio sognava, proprio questo. Scrivendo il romanzo nelle lunghe notti di veglia, alla luce di una lucerna. Accanto al letto della moglie, paralizzata alle gambe. I segni di quella malattia nervosa, isteria la chiamavano al tempo, che l’avrebbe condotta alla follia. E condizionato pesantemente tutta la vita dello scrittore di Girgenti…
Comunque, poi, il fuggiasco Mattia nelle Americhe non giungerà mai. Si ferma a Montecarlo e… la vita si rivela originale. Lo sorprende. Lo trasforma. Diventa un altro, quasi si fosse reincarnato. Adriano Meis. Tutto cambia per lui… almeno in apparenza. Una nuova città. Un nuovo amore… Nuove possibilità economiche…
Mi fermo. Questo non è un articolo divulgativo, né tantomeno un saggio sul romanzo Pirandelliano. È una… divagazione sulla fuga. O meglio sul desiderio, il sogno di fuggire…
Il sogno che Dino Campana, uno dei poeti che più amo, confuse, forse volutamente, con la vita. O meglio, sovrappose a quell’esistere quotidiano che era, per lui, abito troppo stretto.
E vagabondò. Forse viaggiò per mare, sino a Buenos Aires. O, forse, fantasticò solo di farlo… come ci dice Ungaretti, che gli era amico..
Prese, invece, davvero una nave il giovane Ezra Pound. Un cargo. Pagandosi il viaggio facendo il fuochista. E venne a Venezia. A fare il cameriere per campare. E il poeta. Per lui l’orizzonte lontano, la fuga dal grigiore puritano della sua America, era rappresentata dal silenzio dei canali, dove si specchiano palazzi che sembrano scaturiti dal mondo dei sogni. E fu la poesia di Lustra…
Non si mosse praticamente mai dalla sua Lisbona, Ferdinando Pessoa. Capace, però, di vivere molte vite diverse, di inventare, ovvero scoprire in sé, una pluralità di persone. Una molteplicità di mondi interiori. Scrisse da solo una intera letteratura. E, in apparenza, condusse un’esistenza grigia e monotona. Da buon impiegato del catasto…
Pur nella profonda diversità, Pessoa e Pirandello, il Siciliano e il Lusitano, si sarebbero di sicuro compresi…. Perché fuggire, fisicamente, è solo illusorio. Certo… Puoi cambiare continenti, forse addirittura pianeta, fra un poco. E dare, come si suol dire, una svolta alla tua vita… Ma questa non cambia. Perché il grigiore, la monotonia è in te. È parte di te.
Mattia Pascal diventa Adriano Meis per un… caso. Un colpo di fortuna al Casinò. Poi, però, la fortuna gira. E lui torna Mattia. Ma resta sempre lo stesso. Perché tu puoi muoverti, agitarti. Reincarnarti in mille persone, ed esistenze, diverse.. Fuggire… ma da te stesso, non puoi evadere. È una soma che ti porti sempre dietro…
A meno di non realizzare che dietro a tante esistenze, gli eteronimi di Pessoa, le due vite di Mattia Pascal vi è, a ben vedere, il… Vuoto.
Il vuoto che, però, non è il nulla. Bensì la coscienza della… Impermanenza della realtà. E dell’illusorietà dell’esistenza. In tutte le sue declinazioni.
Per questo, forse, Mattia Pascal va a portare fiori sulla sua tomba.
E per questo Pirandello non è mai fuggito. Non ne aveva bisogno…