Talvolta mi chiedo cosa sarebbe di me, o meglio cosa e come sarei senza le letture che hanno accompagnato la mia infanzia e prima giovinezza…
Non parlo, solo, delle letture importanti….. Dante che cominciai a leggere in edizione ridotta sui banchi della V elementare, grazie ad una vecchia maestra che insegnava ancora con la stecca sulle mani, ma, accidenti se insegnava! O Machiavelli, Il Principe, scoperto a 15. Il Faust di Goethe in V Ginnasio…
Questi, e pochi altri (Pound, Foscolo, Leopardi… Guareschi…) sono i libri della mia vita. Un debito di riconoscenza senza fine. Una frequentazione che non ha mai avuto termine…
Parlo di altre… letture, più che libri in senso stretto. Consumate voracemente. E poi… abbandonate. Quasi con un senso di vergogna… perché legate ad un universo troppo infantile, con il quale l’irrequieta adolescenza stentava a fare i conti….
Parlo dei fumetti. Di cui sono stato avido lettore. E che ancora oggi, occasionalmente, torno, se mi capita a sfogliare… tentativi di viaggi nella memoria. Come il protagonista de “La misteriosa fiamma della regina Loana”. Il meno apprezzato dei romanzi di Umberto Eco. Per me, il più suggestivo. E geniale.

Già… come sarebbe cercare di recuperare me stesso, la mia storia personale, se avessi perduto ogni memoria, tranne quella di queste letture… infantili?
Cosa potrei scoprire nel ricordo degli albi colorati che sfogliavo sul divano, o a letto la sera, alla luce, vagamente azzurrata, sul comodino?
Un universo di immagini, figure, tratti… a colori o in bianco e nero. Un cosmo disegnato e ripassato a china. E testi sintetici… dentro, per lo più delle nuvolette. I famosi fumetti, appunto.
Non sempre, però. I vecchi albi di “Gordon”, usavano raramente il fumetto. Le parole dei personaggi si espandevano nel disegno. Erano albi già vecchi. Ristampe di quelli che mio padre leggeva da ragazzo. Ed era proprio lui a comprarmeli.
Un universo fantastico, quello di Mongo. Sul quale regnava il cupo tiranno Ming, sorta di metafora del “pericolo giallo”, rappresentato dal maoismo e dalla Rivoluzione culturale. Ma ero attratto soprattutto dagli incredibili popoli di quel pianeta. Gli uomini-aquila, gli uomini-leone…. straordinari. Una sorta di apologia della meraviglia, e bellezza, della diversità. Diversità di culture, stili di vita. Diversità di … stirpe (non uso il termine “razze” per non essere… frainteso). Qualcosa di impensabile, oggi. Di totalmente scorretto, si direbbe… Eppure, mi hanno insegnato che la Bellezza del Mondo è insita nel misteri della diversità. Che un certo determinismo evoluzionista, che proprio negli stessi anni mi veniva propinato a scuola, era… arido. E portava a spegnere la fantasia. Ad uccidere il senso estetico.

I Super-eroi, con i loro albi, sono venuti dopo. Non ero attratto da Superman, che ai miei tempi veniva chiamato Nembo Kid. Troppo… perfettino. Direi, oggi, una lettura troppo americana dell’Oltre-uomo di Nietzsche.
Preferivo Batman. Gotico, cupo, come la città, sempre notturna, un cui agiva. E i suoi, inquietanti, avversari. La sensuale Catwoman. L’Enigmista. Il Pinguino… incubi usciti dal subconscio.
Poi le creazioni della Marvel. Il geniaccio di Stan Lee, un nuovo modo di disegnare e architettare le tavole… gli inchiostri di Kirby, Buscema, Romita…. sino alla vera e propria arte di Frank Miller. Quello de “I 300″. Forse, proprio con lui ho compreso che il fumetto, o se preferite la”graphic novel”, è stato uno dei maggiori contributi americani alla cultura del secolo scorso… ma questo è venuto dopo.
Da ragazzino, amavo soprattutto gli albi del “Doctor Strange”, il mago che operava nel mondo onirico, contro le potenze del male. Parte dell’attrazione che ho sempre provato per il mistero, l’occulto, l’esoterico… mi è venuta sicuramente da lì..

E poi, andando più indietro, le storie di topi, paperi e altri animali umanizzati della Disney. Una realtà descritta con il sorriso e la fantasia… che dipingeva, mai con cattiveria, i caratteri della natura umana. Sorta di favola esopica dei nostri tempi….
E infine un fumetto italiano. Ugo Pratt. Le storie prima di “Anna della jungla”, sul Corriere dei Piccoli, con gli incredibili zulu che parlavano in dialetto veneziano stretto… poi, Corto Maltese. L’ethos dell’avventuriero. Il rifiuto di una vita piatta. Gli amori tormentati. Girare l’angolo di una corte veneziana, e ritrovarsi… altrove. Nella tundra siberiana, con il Barone sanguinario e i suoi cavalieri…. era iniziata l’adolescenza…
Strani frammenti di immagini e, al contempo, di memoria. Fortunatamente, non sono reduce da un ictus, come il personaggio di Eco. Ma, con gli anni, emergono strani ricordi, che credevo dimenticati. A loro modo, sono fantasmi che vengono a visitarmi nelle notti insonni.