Dunque…. gabbie e scuola. Non vi preoccupate, non sto proponendo il ritorno ad arcaici sistemi punitivi nell’istruzione… anche se talvolta… beh come dicono a Napoli, pane e mazziello fa il bimbo bello…
E neppure voglio paragonare gli studenti a branchi di scimmie o altri animali da zoo… anche se con la DAD siamo andati molto vicini a tale… metamorfosi.
In realtà, quelle di cui vorrei discorrere, e ragionare, un po’ sono le gabbie…salariali.
Famigerate. Addirittura abrase dalla memoria storica. Bollate come inique e vergognose. Strumenti del peggiore sfruttamento del lavoro. Insomma, da mezzo secolo una parola che era, di fatto, vietata anche solo citare…
Ed ecco che ora ti salta fuori il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, il lùmbard (ancorché in FdI) Giuseppe Valditara, che, tra il lusco e il brusco, propone di reintrodurre tali gabbie proprio nella retribuzione dei docenti. Naturalmente parlando di pagare di più quelli del Nord. O, almeno, così la cosa è stata presentata dalla grande stampa.
Orrore e riprovazione generale. Tutti a urlare: non è creando differenze economiche che si rilancia la scuola! Serve una nuova didattica… ci vuole la formazione per i docenti…. e altre scemenze del genere. Luoghi comuni, triti e ritriti, che suscitano particolare ilarità in bocca (non pensate male…) dell’ex ministra Azzolina. Per chi non ricordasse, quella dei banchi a rotelle…
Ma veniamo al nocciolo del discorso di Valditara. Gli insegnanti italiani sono i peggio pagati in Europa. A fronte di una richiesta di impegno sempre crescente. Impegni burocratici, purtroppo. Perché, da troppo tempo, ciò che sembra interessare i governi (di qualsiasi colore) non è la qualità dell’insegnamento, bensì quante riunioni, quanti corsi di formazione, quanti moduli da compilare ricadano sulle spalle dei poveri (cosiddetti) docenti. Che insegnano sempre meno, e sempre più vanno trasformandosi in burocrati aridi e annoiati. E a questo si dovrebbe cominciare a pensare seriamente. Perché, un tempo, studenti e professori stavano relativamente poco in aula. Ma la qualità della preparazione, e della cultura, era enormemente superiore.
Ma lasciamo perdere questo discorso, perché ogni volta che lo faccio mi sento un po’ come Don Chisciotte che carica i mulini a vento. E parliamo di quattrini. Ammesso e non concesso che questi siano l’unica cosa davvero importante per motivare (come si usa dire) gli insegnanti. Anche se va osservato che se tu paghi poco e male, i migliori cercano altre occupazioni sin dall’inizio. E in classe entrano solo quelli che non trovano di meglio. Alla faccia, appunto, della famosa motivazione.
Ora uno stipendio di, mettiamo, 1500 euro mensili (quelli di un insegnante giovane di secondaria) a Milano non ti permette di vivere, se non stentatamente. A Caserta, invece, ci campi benino. A Roma ti puoi permettere l’affitto di un garage. A Matera di un appartamento di medie dimensioni. Vogliamo o non vogliamo guardare in faccia a questa realtà senza tanta fuffa retorica? Il costo della vita non è uniforme in tutto lo Stivale. Ricordo un mio vecchio preside. Quando i presidi erano presidi, e avevano competenze didattiche, ovvero avevano insegnato per molti anni nel tipo di scuola che andavano a dirigere. E quindi sapevano cosa avveniva nelle classi. Non come ora, che sono, per lo più, solo burocrati che veicolano, ottusamente, i più astrusi diktat ministeriali.
Insomma, questo veniva da Matera. Uomo colto, intelligente. Un passato da sindacalista. Ed era venuto a dirigere un Liceo Classico in provincia di Venezia. Un giorno mi dice
“Sai, con questo stipendio io, a casa, in Lucania sarei un uomo abbiente. Qui fatico ad arrivare a fine mese”. E non era certo un uomo che, per cultura e idee politiche, fosse favorevole alle gabbie salariali. Ma, come sempre avviene, se sei intellettualmente onesto, fu… sorpreso dalla realtà.
Dunque, Valditara ha ragione. Magari non si tratta solo di una questione Nord/Sud, e lui ha semplificato un po’ troppo. Ma ha perfettamente ragione. Ha detto una cosa di buon senso. Addirittura ovvia.
Poi è vero che ci sono molti, moltissimi problemi nella scuola. Di diverso tipo. Ma se un insegnante giovane stenta a potersi permettere una camera d’affitto a Milano, cerca di scappare via appena può. O cambia lavoro, o, se di origine meridionale (ma non solo) cerca di trasferirsi, che so, in Molise. E questo spiega, anche, il continuo cambio di insegnanti in certe aree del paese. Che proprio bene alla qualità della scuola non fa… alla faccia di teorie didattiche e altra fuffa in cui ministeri e altri enti buttano una barca di soldi. Che potrebbero essere usati con più… intelligenza.