Chissà che ne direbbe lui, il Vescovo di Sessa Aurunca… Monsignor Giovanni della Casa, finissimo poeta d’amore e figura predominante del “petrarchismo severo”, ma soprattutto ancora ricordato per quel libriccino mai pubblicato in vita….quel Galateo che ha, da allora in poi, rappresentato il complesso delle regole, non sancitie per legge, del vivere civile.
Non che il nostro buon Vescovo fosse il primo a trattare tale materia. Anzi, arrivava buon ultimo di una lunga catena d’autori illustri, che annovera, tanto per fare un paio di esempi, il Clemente Alessandrino. Uno dei più importanti teologi, un Padre della Chiesa d’ Oriente… che, però, nel suo “Pedagogo”, non si perita di spiegare, minuziosamente, agli, evidentemente numerosi, buzzurri dell’epoca, come ci si dovesse comportare a tavola come lavare, persino profumare…
E, poi, di regole di comportamento, se ne è occupato anche una delle menti più profonde dell’Umanesimo. Il grande Erasmo da Rotterdam. Quello dell’Elogio della pazzia, così spesso citato, un tempo, dal cav. Berlusconi…

Comunque il nome, Galateo, a questa materia, glielo ha dato Giovanni della Casa. E un po’ per caso, visto che deriva da quello del dedicatario, Galeazzo Florimonte, vescovo, dotto umanista, e suo protettore…
Comunque, dopo aver dimostrato che qualche libro, nella mia vita l’ho letto – cosa che, probabilmente, mi rende non qualificato per aspirare al ruolo di Sottosegretario alla Cultura – veniamo al dunque. O meglio alla domanda iniziale.
Che ne direbbe il raffinato Giovanni della Casa, se tornasse oggi a girare per la sua Italia? Difficile immaginarlo. Anche perché la quasi totale assenza non solo di una minimale buona educazione, ma anche solo di un qualche rispetto per le forme è, ormai, cosa acclarata ed evidente.
E non sto parlando di Bori e coatti di periferia, che mi sono, a dire il vero, simpatici… e che, poi, a ben vedere, un qualche stile, un qualche rozzo galateo tutto loro ce l’hanno. E lo praticano.
Parlo di chi, per ruolo, età e livello sociale, alla forma una qualche importanza dovrebbe pur darla… e invece…
E invece vediamo un Ministro in tacchi a spillo – scusatemi, ma il neologismo politicamente corretto Ministra mi fa venire l’orticaria – spaparanzata con le gambe stravaccate sulla scrivania. Immagine che (suppongo) nelle intenzioni vorrebbe essere di sicurezza, giovinezza, informalità…. E invece è solo squallida. E abbastanza ridicola. O che ti credi? Di essere in Texas?
Per carità, qualcuno mi potrebbe dire che abbiamo, negli anni, dovuto assistere a ben di peggio. Tipo un premier che, nella foto ricordo del G20, si divertiva a far le corna dietro alle spalle d’un collega… manco fosse in gita scolastica…

Vero. Ma quello aveva, se non altro, il pregio della buffonata originale. Della goliardia d’altri tempi. E poi, a compiere tal gesto, era uno che, nel bene e nel male, qualcosa nella sua vita aveva pur fatto e realizzato. Non una miracolata dalla Piattaforma Rousseau, e dalla stoltezza degli elettori….
Naturalmente, a guardarsi intorno, vi è ben di peggio. Professionisti quarantenni che si conciano come coatti. E si comportano, soprattutto, come tali. Forma parossistica del famoso Complesso di Peter Pan…
Signore ben oltre i cinquanta, della borghesia abbiente ( dirla buona mi parrebbe improprio) che fanno le sgallettate in pantacollant e con facce bistrate che sembrano lustrate dal carrozziere…
E naturalmente glisso sugli spettacoli, privi di verecondia e minimale decoro offerti quotidianamente dai fedeli della religione del Covid. Mascherine plurime e luride. Comportamenti di un’ineducazione esemplare…. il collega che incroci sulle scale e non risponde al saluto, ma si appiattisce, con aria terrorizzata, contro il muro stile Gatto Silvestro…. Le pupe (oggi vedove inconsolabili) di Conte, tutte griffate… Gli indolenti da un anno in smarthworking, che girano nell’androne e nel cortile in pigiama e ciabatte… Quelli che non si radono per giorni (“Tanto dove devo andare?)… I puzzoni che si coprono di amuchina, ma non si fanno una doccia per settimane… Insomma il campionario di varia umanità – se ancora così è lecito definirla – che popola queste nostre città fantasma. E prive, ormai, d’ogni vestigia di forma…

No, non faccio il moralista. E non pretendo di essere il Lord Brummel o la Donna Letizia – la leggendaria Collette Rosselli, in Montanelli , ineguagliabile maestra di Bon Ton – della situazione.
Voglio solo far notare una cosa. L’informe non è informale. Non è essere liberi, originali, eccentrici. L’informe è solo volgare. Brutto. Quindi, in un certo qual senso, malvagio. Porta l’uomo verso l’abiezione. A svendere la sua anima, e ad un demone da quattro soldi, manco ad un Mefistofele o ad un Astarotte.
Per questo il Galateo, che insegna l’educazione formale, è importante. È strumento nella lotta perenne dell’ordine contro il caos. Il Caos che è un abisso vuoto e cieco, un mostro che tutto divora, tutto trangugia. Tutto riduce in una disgustosa poltiglia. Lo sapeva bene un sottile teologo come Clemente d’Alessandria. E lo sapeva un umanista profondo come Erasmo. Noi ne abbiamo perso il senso. Ed è un segno che la decadenza si sta facendo precipizio…