Cari lettori,
nei giorni scorsi ho avuto il piacere di intervistare Chiara Vercella Ferrero. La Galleria Ferrero nasce nel 2010 nello storico edificio di Villa Nesi ad Ivrea, e propone artisti contemporanei conosciuti e riconosciuti a livello nazionale ed internazionale oltre a promuovere anche giovani artisti emergenti. Chiara e Massimo Ferrero nascono come collezionisti e nel 2019 sviluppano la collaborazione con la società Copernico Coworking (con sedi a Milano, Torino, Roma) per l’organizzazione di mostre all’interno dei loro prestigiosi spazi di lavoro. Chiara è una donna ambiziosa ed intraprendente che ricerca la bellezza e le emozioni scegliendo minuziosamente le opere da inserire all’interno dei suoi spazi espositivi. Cuore, professionalità ed esperienza sono i pilastri fondanti della sua attività e della sua galleria, ecco a Voi la mia intervista.
Buona lettura!
B: “Come, quando e perché nasce la Galleria?”
C.F.: “La Galleria in realtà non nasce ad Ivrea, ma a Romano Canavese nel suo centro storico, dove io e mio marito abitiamo. Proprio dall’amore per l’arte nasce la volontà di aprire il primo spazio espositivo nel 2010. Nel 2011 la Galleria viene trasferita nei locali di Villa Nesi ad Ivrea al secondo piano e continua a perdurare sviluppandosi ed evolvendosi giorno dopo giorno”.
B: “Che prevalenza di pubblico ha la tua Galleria?”
C.F.: “Il pubblico è variegato, specialmente dopo la terribile pandemia che ci ha travolto. Ci sono i giovani che stanno crescendo e i collezionisti professionisti che sono alla ricerca dello specifico “pezzo di un determinato artista”. Ci sono varie fasce d’età di collezionisti ed anche appartenenti a vari mondi, l’arte è meravigliosa perché è principalmente emozione, al netto del potenziale investimento economico, e quindi fruibile da tutti. Sento molto il desiderio di possedere l’arte e questo a prescindere dalla possibilità economica”.
B: “Cosa significa andare a visitare una Galleria d’arte?”
C.F.: “La Galleria come ha detto anche il critico Crespi non è un museo. Io interpreto la Galleria come un mix and match tra un negozio e un museo. C’è ancora tanta difficoltà ad approcciarsi verso questa visuale e questo modo di pensare. Entrare in una Galleria può generare disagio perché si pensa di essere obbligati ad acquistare un’opera d’arte. In verità la Galleria è fruibile come se fosse un museo con la differenza che si possono anche fare degli acquisti.”
B: “Cosa pensi degli NFT?”
C.F.: “Non mi piace questo mondo virtuale, come non mi piace, anche se lo utilizzo ormai per essere al passo con i tempi, il mondo social perché non è una realtà tangibile, soprattutto per quanto concerne l’opera d’arte. L’NFT non genera alcuna emozione, l’opera invece quando la guardi può trasmetterti sentimenti contrastanti ed è forse questo il suo fine ultimo. Gli NFT sono la moda del momento, e ritengo che potrebbe essere una grande bolla pronta a scoppiare prima o poi.
B: “In Italia la figura del Gallerista è valorizzata a livello nazionale?”
C.F.: “Credo che a livello nazionale sia molto valorizzata la figura del Gallerista, ovviamente come in tutti gli ambiti ci sono i Big, parliamo ad esempio per rimanere in ambito torinese Mazzoleni, oppure Tornabuoni a Firenze. Per quanto riguarda le Gallerie minori che si affacciano al panorama nazionale, per esempio la mia Galleria si sta ben inserendo, anche a livello fieristico stiamo crescendo molto. Ho scelto di avere un consulente interno, Angelo Crespi, e prima di lui nel 2015 Ermanno Tedeschi. Il mio lavoro di ricerca è stato proprio premiato a livello nazionale.
B.: “Mi parli del tuo metro di giudizio propedeutico alla scelta di un artista?”
C.F.: “In prima battuta guardo il percorso artistico del soggetto, poi mi concentro principalmente sull’opera d’arte che mi deve emozionare. Credo che il primo amante dell’opera d’arte debba essere chi lo propone, chi lo vende. Se non la ama il gallerista, come è possibile che il cliente possa emozionarsi? Mi lascio trasportare dall’istinto e mi faccio aiutare dal consulente perché io ragiono più con il cuore e con i sentimenti che con i conti economici del possibile guadagno. Certo non sono moralista: si lavora per vivere e quindi l’aspetto economico è importante ma la cosa principale è il cuore. L’arte è emozione declinata in materia e io amo andare alla ricerca dell’emozione.
B.: “La città di Ivrea come si approccia all’arte? “
C.F.: “La città di Ivrea è una città ostica, ma che con gli anni si è ammorbidita nei confronti di questo mondo. Ho diversi collezionisti che si rivolgono alla mia Galleria, però allo stesso tempo, c’è ancora tanta gente che non sa dell’esistenza della mia Galleria. Io non amo la pubblicità preferisco il passaparola, la rete di clienti soddisfatti e la qualità delle opere e degli artisti trattati.
B.: “Progetti futuri?”
C.F.: “Ho avviato un grande progetto all’interno delle sale dell’ex fabbrica Olivetti che riguarda il richiamo e l’utilizzo di quattro materie che sono: il piombo, il cemento, la carta e da ultimo la pietra rappresentati da quattro artisti che sono Mogol, Ferrarini, Fasoli e Cacciola. Un altro progetto che andrò a sviluppare lo condivido con Federica Barletta che è la direttrice della N Contemporary Gallery di Milano, esporremo delle installazioni di Leonardo Mosso. Sarà una grande mostra. Questi sono i due grandi progetti che realizzerò esterni alla galleria.