A Media Luz. Padova
“Coppia che sta silenziosa un po’ rigida e in posa
a ballare, una sera,
La vita è solo una cosa rimasta indietro
non c’è più ma c’era”
Sera.
Il mio Virgilio mi indica la via per il girone.
Lo seguo con la mia auto per una serata di tango argentino.
Amo e suono la fisarmonica e Carlos Gardel mi parla di luce soffusa e amore che strega.
Ma soprattutto di vita, per me che amo il ballo, il ballo è vita.
Mi accoglie una spaziosissima sala illuminata da luci soffuse.
Pavimento in legno.
Con le pareti dipinte.
La musica mi attanaglia il cuore già all’ingresso, mi entra nell’anima, mi attraversa il corpo.
Coppie che ballano.
Cerco di capire come funziona.
Per ballare miri un maschio.
Vedi l’effetto che fa.
Se interessi ti chiede di ballare.
Altrimenti sfugge lo sguardo.
Mirada.
Un piccolo gesto con la testa ad indicare, o con la mano e la pista diventa il naturale.
Gente seduta ai tavolini.
Un mondo.
Scarpe.
Sandali.
Gambe nude.
Unghie.
Ma chi lo dice che bisogna avere il tacco.
Ma chi lo dice che bisogna essere giovani.
Vanno bene anche i mocassini.
La camicia alla Jock Ewing.
L’abbraccio di una coppia anziana.
L’abbraccio sempre e comunque.
Contatto.
Piedi.
Piedi che girano.
Visi conosciuti che non pensavi di incontrare qui.
Le persone possono sempre stupire.
Gonne.
Lunghe.
Corte.
Spacco.
E gli stacchetti per prendere fiato, comunicare e ricominciare.
Magari con un altro partner.
Pantalone nero, gilet, camicia.
Bellezza della forma, dell’ascolto dell’altro.
Lui indica, lei accoglie o propone.
Creatività e abbandonarsi.
Il linguaggio di coppia come archetipo e nostalgia.
Io sono lì, un po’ dentro e un po’ fuori e anche se non so ballare il tango argentino forse imparerò.
Guccini mi parla
“Chi lo sa se ciò che è da cercare
ciò che non sai mai se vuoi o non vuoi
Sia così banale da trovare, sia lungo ogni strada, sia a fianco di noi
Perso in tante scatole di odori, angoli e tendine che non so
Impronte di paesaggi e di colori, manciata di un tango che vi accompagnò “.
“Y todo a media luz
crepúsculo interior. “
A volte è questa la luce che ci vuole.