“Evitare ogni forma di militanza”. È una delle indicazioni (tante, sicuramente troppe) delle linee guida di Gedi, il mega gruppo editoriale che fa capo agli Elkann/Agnelli e che controlla, tra l’altro, Repubblica e Stampa. Sì, proprio la Stampa affidata da Gedi alla direzione del superfazioso Giannini. O l’editore non conosce il significato di “militanza” oppure le linee guida sono una buffonata. Considerando la conoscenza dell’italiano di John Elkann si può propendere per la prima ipotesi, leggendo il documento integralmente si è sicuri della seconda.
Un documento imbarazzante. Soprattutto per un Comitato di redazione che, in teoria, è impegnato a difendere la dignità ed il ruolo dei giornalisti. Oddio, dignità e ruolo si difenderebbero di più con la correttezza dell’informazione, con l’attenzione agli aspetti linguistici, con la rinuncia ad imporre il pensiero unico obbligatorio. Ma chi ha Giannini come direttore non può certo illudersi di poter fare del giornalismo libero.
Però il documento Gedi non è soltanto ipocrita. È subdolo. Perché dopo aver dato ampio spazio ai luoghi comuni – correttezza, professionalità, aggiornamento, collaborazione tra colleghi, camicia stirata e unghie pulite (no, questo se lo sono dimenticati), bla bla bla – indica chiaramente la strada da percorrere. Che sarà quella di mescolare informazione ed intrattenimento sotto l’attenta vigilanza e guida degli uomini del marketing.

Metti il marketing in redazione, insomma. Fianco a fianco con i giornalisti. In modo da gestire le notizie a seconda delle esigenze della pubblicità. Un tempo, almeno, si ricorreva all’autocensura quando gli incidenti stradali vedevano sempre coinvolte – sulla Stampa/Busiarda – auto straniere con “altre vetture”, perché non si poteva scrivere di una Fiat incidentata. Ora provvederà il marketing.
Il modello di informazione, spiegano a Gedi, è Radio Deejay. E parte un attacco contro la concorrenza. “Il 90% delle radio italiane ha scelto di essere un flusso di canzoni separate da anonimi interventi di anonimi conduttori, le nostre radio si distinguono per riconoscibilità e credibilità delle proprie voci”. Carini ed affettuosi nei confronti dei “nessuno” che lavorano nelle radio grandi e piccole in tutta Italia. Sarà forse perché l’informazione di Radio Deejay è gestita dal marketing?
Comunque i giornalisti, per difendere la propria indipendenza, credibilità e professionalità dovranno adattarsi allo smartworking ed alla flessibilità. Sì, in pratica alla precarietà. Ma dopo aver sparso veleno agli ordini dei Giannini di turno, difficilmente otterranno grande solidarietà.