Dopo quarant’anni dietro alla cattedra (in verità ci stavo ben poco, dietro… preferivo sempre camminare tra i banchi) ho maturato la ferma convinzione che gli allievi migliori, più intelligenti e originali, sono quelli… indisciplinati. Insomma, il mio allievo prediletto era, e ancora resta nella memoria, Gian Burrasca. Per i più giovani, il ragazzino terribile, indisciplinato ma intelligente, di un romanzo un tempo famoso. Opera di Vamba, al secolo Luigi Bertelli.
Forse perché, in quei discoli, che mi sono passati davanti agli occhi nel corso di tanti anni, mi ci sono sempre un po’ rivisto. Perché è idea sbagliata che il professore, da studente fosse necessariamente, come si dice oggi, un Nerd. Un secchione, come si diceva un tempo.
Il secchione della mia classe del liceo è finito a fare il bibliotecario. Amava i libri, ordinati lungo gli scaffali. Non amava, davvero, raccontarli. E, forse, neppure provava piacere leggendoli.
Il Gian Burrasca studia poco… ma legge, se legge, per divertimento, piacere, curiosità… così non è certo l’allievo modello. E la sua pagella conosce più alti e bassi delle montagne russe. Materie in cui va benissimo. Altre in cui rischia sotto la soglia di sufficienza. La sua intelligenza è… prismatica. Filtra le conoscenze attraverso facce diverse. Alcune luminose. Altre opache.
Però il prisma ha… profondità. Non è un vetro piatto, che, certo, riflette meglio le materie di studio. Tutte. Ma non le approfondisce davvero. Insomma, manca di spessore personale.
Certo, ci sarebbe, anzi c’è il problema della condotta. Di quel voto che, per altro, i consigli di classe, in sostanza i professori, assegnano collegialmente. Seguendo dei parametri che vengono stabiliti da loro stessi. Partecipazione, attenzione, interazione sociale… ecc… ecc… basta non parlare di disciplina. Che fa brutto. Ricorda il… fascismo! Non fia mai!
E allora si utilizzano giri di parole. Veri e propri barocchismi. Tipo: rispetto degli obblighi scolastici… e roba simile.
Comunque, il voto di condotta ha sempre contato come il due di coppe… quando la briscola stava bastoni. Anzi… chi prendeva il, famoso, 10, veniva additato come secchione e, peggio, come lecchino. Prono di fronte agli insegnanti. Privo di personalità e, minima, autonomia. Avere 8, la soglia minima, era praticamente un segno d’onore. Soprattutto se te lo davano perché, con il nove in greco, latino, italiano, proprio non se la sentivano, i prof, di bocciarti. Eri un ribelle. Ma avevi testa.
Oggi le cose sembrano cambiare. Il Ministro Valditara ha annunciato che il voto in condotta peserà. Dovrà pesare molto.
L’intento è buono. Valditara non è un inetto, e di scuola ne capisce, per esperienza personale e politica, più di molti suoi predecessori. Una teoria di figure incredibili… ginecologi, massaie, manager di pneumatici….
Dicevo che l’intento è quello di stroncare alcune piaghe che affliggono la scuola contemporanea. Droga, maleducazione, bullismo…
Però a me viene un dubbio. A dare questo voto, ad utilizzare quest’arma, saranno gli insegnanti. Presenti e futuri. Con i loro, personalissimi, criteri. E su questo ci sarebbe molto da discutere. E ragionare.
Perché l’appiattimento ideologico sulla vulgata dominante è, purtroppo, un elemento che sempre di più caratterizza il corpo docente nel suo insieme. Dove molti, troppi, ritengono di dover imporre verità precostituite. E non insegnare a pensare. Cosa difficile, visto che sono proprio gli insegnanti i primi a non farlo. E ne abbiamo avuta la riprova con il comportamento collettivo (con rare eccezioni) durante la fantomatica pandemia.
E ne abbiamo altra riprova con la, sempre più invasiva, imposizione dei modelli sociali “woke”. Che uno studente deve guardarsi ben dal contestare. O anche solo dal discutere.
Il voto in condotta, dunque, rischia di diventare strumento di censura ideologica. Di repressione di ogni dissenso. E non di ordine e disciplina.
E, poi, andrà a favore solo di quegli allievi che sono privi di capacità di ragionamento personale. Dei contenitori, vuoti, che si lasciano riempire, supini e collaborativi, di ogni diverso contenuto. Di matematica, letteratura, se va bene… ma, in molti casi, di pregiudizi ideologici e di modelli sociali imposti. Insomma, i futuri cittadini ideali di una società che non ammette distinguo. Dove tutto sembra lecito. Tranne pensare con la propria testa.
Gli altri, quelli che cercano di pensare, che ragionano, che si pongono dei problemi… insomma che osano contestare,verranno duramente repressi. Con uno strumento perfetto per questo.
Forse esagero… mi si dirà che devo tenere conto dei problemi, che devo avere fiducia nei miei, più o meno giovani, ex colleghi… bla… bla… bla…
Sarà… però mi dispiace..
a questa prospettiva futura di disciplinati e ottusi automi, personalmente continuo a preferire Gian Burrasca.