Lo so. Della nebbia ho già parlato. E non una volta soltanto… Ma oggi, primo giorno del nuovo anno. A. D. 2022, o se preferite, 6022 dalla creazione secondo il computo biblico, non posso proprio farne a meno. Perché la notte del 31 su Roma è calata una nebbia insolita. Eccezionale. Densa e fitta. Che dalla notte di Silvestro, che fosse Santo o meno, ci accompagna e avvolge. Manco fossimo in Val Padana, e non in questo Lazio… Saturnio.
Già, Terra di Saturno. Che secondo la leggenda, fu successore di Janus. Giano. Il Dio, o Nume, degli inizi. Cui era sacro il primo d’ogni mese. E, dal Calendario di Cesare in poi, il primo mese dell’anno.
Giano è un Dio strano. Si presenta, usualmente, con due volti. Uno vecchio, volto al passato. Uno giovane che guarda al futuro. Potrebbe sembrare una allegoria filosofica del Tempo, se non fosse che il suo culto è antichissimo. Ben precedente la speculazione intellettuale, e l’età dell’Allegoria.
Per altro, il Dio si può presentare anche con quattro volti. Il Quadrifrons. Diversi, fissano i quattro punti cardinali. Perché Giano non è solo il Tempo. Ma anche lo Spazio. E per questo è Creatore, ma non creato. Il primo, l’inizio di tutto. Il mistero circolare dello spazio /tempo. Così ne parlano Cicerone e Macrobio. Così intuisce, e chiarisce, Dumezìl.
Ma Gennaio, il suo mese, si è, appunto, aperto fra le nebbie. Come se dalla Porta – Janua in latino – avesse fatto irruzione qualcosa che previene da altra terra. O da altra dimensione.
E mi vengono in mente leggende, diffuse presso molti popoli, che vedevano giungere con la bruma esseri misteriosi e alieni, talvolta mostri. Sovente minacce.
Spesso, ma non sempre e comunque. Perché le nebbie sono gravide di ogni cosa. Presagio di sventura e di fortuna. Sono quanto più si avvicini, nel nostro immaginario, a come Ovidio descrive il Caos originario
La nebbia rende tutto uniforme. Indistinto. Ma è dall’indistinto che si cominciano a distinguere le forme. Grazie alla potenza di Eros.
E se passeggi, in giornate come questa, per le vie, vedi le case, gli alberi emergere, a poco a poco, dalla nebbia. Con contorni e colori sfumati. Come sorta di fantasmi nati dalla tua fantasia. E più di una volta mi e capitato di pensare che, forse, Schopenhauer ha cominciato a pensare la sua teoria della volontà e della rappresentazione, proprio camminando nella nebbia, a Francoforte.
Ma queste sono le nebbie di Gennaio. Le nebbie dell’inizio. Inizio dell’anno, certo. Ma anche questo, in fondo, altro non è che simbolo. Ogni anno nel suo svolgersi, è l’immagine del ciclo cosmico. Del perenne alternare di morte e rinascita.
E questo è un inizio in cui tutto appare caotico. Indeterminato. Ma è un nuovo inizio, comunque. A poco a poco le forme cominceranno a rendersi distinte. E la luce a propagarsi. Speriamo sia davvero così. In tutto. Questo il mio Augurio, con le parole del Carmen Saliare dedicate a Giano
“Divum/+emta+ cante/Divum deo supplicate….”