Grazie al boom dell’e-Commerce, in questi due mesi di lockdown le multinazionali del web, come Amazon o Google, hanno aumentato i loro ricavi in misura esponenziale.
Il settore high tech sembra essere immune al coronavirus. Questo in antitesi alle nostre piccole e medie imprese che hanno dovuto chiudere le loro attività per decreto.
Per i colossi del web il peso delle tasse rispetto ai ricavi appare insignificante, mentre per le pmi il carico fiscale ha raggiunto livelli altissimi. I giganti del web versano solo 64 milioni di tasse in Italia. Tutto questo è possibile grazie allo spostamento del fatturato in Stati con aliquote più convenienti. È ormai chiaro che i colossi di internet, finché non verrà colmata la lacuna legislativa che consente a loro di risparmiare sulle tasse, continueranno a pagare al fisco italiano 600 volte meno delle piccole e medie imprese.
Non si può più ignorare il ruolo che, da oggi in poi, nella nostra società svolgeranno le piattaforme tecnologiche. Soprattutto in questi mesi di lockdown comunichiamo, lavoriamo, facciamo acquisti e prendiamo decisioni politiche attraverso internet. Basti pensare alle dirette Facebook dei governatori regionali o del nostro presidente del Consiglio, ai flash mob, alle dirette Instagram e alle tv in streaming. Dall’inizio della pandemia da coronavirus, il tempo speso dagli utenti su Whatsapp, Facebook, Messenger o Instagram è aumentato quasi fino al 70%.
I servizi di Google, con i sistemi di video conferenze dedicati al business Meet, hanno superato i due milioni di utenti quotidiani. La piattaforma in streaming Netflix, ha registrato circa 16 milioni in più di abbonati rispetto allo scorso anno grazie al lockdown. Poi, ovviamente, c’è il gigante dell’e-Commerce Amazon, che sta raggiungendo un giro d’affari da capogiro circa 75,5 miliardi di dollari, tanto da richiedere negli Stati Uniti 75 mila assunzioni, generando così nuovi posti di lavoro. Solo per Apple la crisi da coronavirus ha avuto un risvolto negativo. Il colosso di Seattle ha annunciato un forte ritardo nella produzione del suo prossimo IPhone 12, previsto in realtà per questo autunno. Questo a causa delle interruzioni della produzione in Asia, fondamentale per il suo approvvigionamento.
La fiducia delle e-Commerce è decisamente in crescita e questa motivazione obbligherebbe le piccole e medie imprese a digitalizzarsi al più presto visto che solo un terzo di loro ha approfondito la svolta al digitale.
In una crisi globale, in termini di conto economico nei primi tre mesi dell’anno a salvarsi sono i colossi del web, Gdo e case farmaceutiche. Le websoft, da Google a Amazon, sono le uniche a segnare una crescita a doppia cifra dei ricavi. Crescita anche per la grande distribuzione organizzata ma con un rallentamento e risultati positivi anche nel settore farmaceutico.
Il contributo fiscale delle Pmi è stato circa 39,5 miliardi di euro un importo di seicento volte superiore al gettito versato dalle multinazionali del web. Diventa sempre più urgente l’introduzione di una web tax che costringa queste società alle loro responsabilità fiscali. Perché se è vero che le multinazionali del web sono le uniche non toccate dalla crisi, è anche vero che, a fronte di fatturati milionari, versano al nostro erario pochissime imposte.
La web tax, in parole semplici, è un’imposta che grava direttamente sui fatturati e non sugli utili prodotti dai grandi giganti del web all’interno di un singolo Stato. Con l’introduzione della web tax questi colossi saranno costretti a pagare un’imposta direttamente nel Paese in cui hanno prodotto il volume di affari.
Bisogna evitare che queste aziende sfruttino, seppure legalmente, una tassazione agevolata perché, a causa della normativa vigente, riescono a pagare buona parte delle imposte nel Paese con fiscalità privilegiata in cui hanno la sede legale. Adesso si attende una regolamentazione comunitaria che riguarda tutti i paesi europei ma, come precisa il Ministro Gualtieri, l’Italia pur puntando a un accordo globale, in assenza di questo accordo farà comunque partire la tassazione a partire da febbraio 2021.
La web tax italiana si concretizzerà come un’imposta indiretta che andrà a colpire nella misura fissa del 3%, il fatturato di società a grandissima capitalizzazione che producono mastodontici volumi di affari in Italia. In questo periodo di grande crisi, le sfide fiscali poste dalla digitalizzazione dell’economia devono garantire che le multinazionali paghino un giusto livello di imposte. L’aumento smisurato dell’uso dei servizi digitali deve andare di pari passo ad accordi a livello internazionale, per raccogliere maggiori entrate economiche e per uniformare l’onere delle tasse in modo equo rispetto alle pmi.
Visto che il distanziamento sociale diventerà una consuetudine per parecchio tempo, per le pmi è fondamentale comprendere che, oggi più che mai, l’e-Commerce rappresenta un’azione competitiva per fare ripartire le proprie attività. In una economia paralizzata dal distanziamento sociale, per gli imprenditori la tecnologia rappresenta un modo per continuare a fatturare. In futuro le aziende che sceglieranno l’online potranno vendere i loro prodotti anche in periodi in cui sono chiuse. Sarà proprio grazie al digitale che in futuro si potrà coniugare produttività e distanziamento sociale.