Giggino come Ilona Staller, alla ricerca del partito dell’Amore. Perché il Movimento 5 Stelle sta diventando, assicura Di Maio, il partito dell’odio. Dunque serve una via d’uscita, un nuovo partitino da inventare. Più democratico, più aperto, più trasversale. Casualmente, ma è evidente che si tratta di una sfortunata coincidenza, la definizione di “partito dell’odio” nasce proprio mentre Beppe Grillo ribadisce che gli impegni iniziali del Movimento devono essere rispettati. Dunque non più di due mandati e Giggino deve andare a casa, insieme a tutti quelli che aspiravano ad un ruolo di politici di professione.
Come si fa ad accettare una simile sentenza di morte politica? Ecco che l’odio viene fuori! Dunque diventa inevitabile crearsi una nuova formazione partitica (politica no, la politica è tutt’altra cosa) per garantire a Giggino una poltrona anche per la prossima legislatura. L’ennesimo partitino che si piazzerà a fianco del Pd nel campo largo che appare sempre più stretto. Perché diventerebbe paradossale una scissione nel Movimento 5 Stelle con entrambe le componenti che restano nella medesima alleanza. Paradossale ma certo non una novità nel penoso spettacolo italiano. Però, in questo caso, sarebbe squallidamente evidente che la scissione serve solo ad evitare la ghigliottina dei due mandati come massimo.
Ovviamente Letta preferirebbe evitare la scissione nel Movimento. Favorendo un braccio di ferro interno che portasse a Giggino come segretario, cacciando Conte ed eliminando definitamente Grillo dalla scena. Anche perché difficilmente i centristi di Renzi e Calenda accetterebbero di entrare nel campo largo con Conte, ma potrebbero accordarsi con Giggino che, al governo, è stato ubbidiente e fedelissimo di Sua Mediocrità Mario Draghi. Dovrà pur essere ricompensato per aver tradito tutti gli ideali per i quali era