Un coraggioso Massimo Giletti, ha deciso di non andare in onda con Non è l’Arena dal suo studio, in un tranquillo palco con i suoi ospiti , ma ha attirato la curiosità dei telespettatori, presentando la trasmissione da Odessa.
Il conduttore si è presentato in video con il suo giubbotto con su scritto Press, il suo microfono in stile giovane inviato e ha iniziato a raccontare la guerra, la distruzione con tanto di sfondo con morti seppelliti dalle macerie e sacchi da trincea alle sue spalle.
Lo show della guerra di Giletti a Non è l’Arena è stato seguito da circa 1,1 milioni di telespettatori. Una puntata speciale e storica. Una puntata che ha mostrato le immagini da lui girate nei luoghi della diretta, ma che anche ha dato spazio a testimonianze dirette e a collegamenti con gli inviati dagli altri fronti del conflitto.
Un primato conquistato sul campo, Giletti è il primo anchorman italiano che, per raccontare la guerra in corso in Ucraina, lascia lo studio e si reca sul fronte. Discutibili le strazianti immagini dei corpi dilaniati. Un Massimo Giletti che ha voluto incarnare i panni dell’inviato e si è recato in Ucraina dove imperversano i combattimenti tra l’esercito invasore di Vladimir Putin e quello del Paese guidato da Zelensky.
E’ stata un’esperienza particolarmente intensa, caratterizzata da quello che è stato definito, dal giornalista, l’odore acre della morte. L’odore di tanti giovani. Giletti e il suo staff hanno filmato i corpi dei militari dilaniati dai bombardamenti e fino a poco prima dell’inizio della puntata Giletti ha avuto l’amletico dubbio se mostrare o meno i filmati dei fotoreporter, poi si è convinto per il sì “perché una donna ucraina, militare, con le lacrime agli occhi mi ha pregato di far vedere al mondo cosa sta accadendo realmente in Ucraina”.
“Volevo realizzare una puntata lontana dal bla bla dei salotti”, ha spiegato Giletti. Il giornalista di La7 motiva la sua scelta di esporsi ai rischi del fronte: “Credo che chi voglia raccontare la guerra debba viverla in prima persona. Quando percepisci con i tuoi occhi, raccogli elementi di riflessione che sfuggono a chi sta in studio, bello comodo. Incontrare la gente è indispensabile: Vladimir Putin non lo vedo sullo schermo, ma negli sguardi delle persone qui”, conclude Giletti.