Le recenti vicende che hanno visto come vittime i minori sui social hanno spinto il Garante per la privacy a intervenire, secondo le modalità che vi abbiamo raccontato in questo articolo. Vi abbiamo poi spiegato come, di fatto, i social network non rispettino la privacy, in particolare dei vostri figli e dei minori: se siete interessati, leggete qua. In questo articolo parleremo invece della necessità di controllare ed educare i vostri figli, per proteggerli dai pericoli del web.
Educazione digitale per i figli
La vicenda di Antonella non è un caso isolato. Sono tanti i fatti di cronaca che coinvolgono giovanissimi utenti delle maggiori piattaforme social. Così come altrettante sono le mode (vere o presunte) pericolose sui social network. Che incoraggiano i ragazzi, forse troppo vulnerabili, a farsi del male e, nell’ipotesi estrema, a togliersi la vita.

Se pensiamo alla visibilità che possono avere video pericolosi, come quelli recenti dell’influencer siciliana, ci rendiamo conto che un uso disattento delle piattaforme social può avere conseguenze davvero pericolose. Sono strumenti potentissimi. Che consentono visibilità a tutti gli utenti senza restrizioni, potendo costituire oggetto di emulazione da parte di minorenni, come purtroppo già accaduto nei recenti fatti di cronaca con sfide analoghe.
la skullbreaker challenge
È il caso della skullbreaker Challenge, una «sfida» che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo ed è ormai famosa anche in Italia. Il gioco – che gioco non è – consiste nel rendere protagoniste tre persone, che sono schierate l’una accanto all’altra, una delle quali, posizionata al centro, diventa vittima inconsapevole di uno «sgambetto».
L’incubo della Blue Whale
Un altro esempio è il gioco della Balena Blu (il «Blue Whale Game»). Nel 2015 il gioco è apparso su un social network russo. E, secondo il sito The Siberian Times, il nome del gioco è simbolico. Questo animale, infatti, sarebbe in grado (secondo la credenza popolare) di incagliarsi intenzionalmente su una spiaggia per morire.
Il principio di questo gioco è assolutamente morboso: anima i partecipanti ad assumere sfide ogni giorno più difficili. I quali devono inviare immagini e testimonianze per dimostrare che hanno affrontato realmente la sfida e che l’hanno superata. Finchè sono vivi, s’intende. E’ un circolo vizioso. Le immagini, evidenziate e premiate con i «like», spingono gli adolescenti a continuare il gioco.
La difficoltà delle sfide è graduale: si passa dall’alzarsi di notte per guardare film dell’orrore ad atti di autolesionismo. Dal mettersi in situazioni pericolose, come sedersi sul bordo del tetto cone le gambe penzoloni o sedersi sul bordo di un ponte, al saltare fuori dalla finestra o andare sotto un treno.
Come controllare e proteggere i figli sul web
Come fare per controllare e contrastare i rischi che i social determinano per i minori? Il Garante dispone sistematici e doverosi controlli sul rispetto, da parte delle piattaforme, degli obblighi di cui devono farsi carico. Ma, evidentemente, i controlli da soli possono non bastare a evitare tragedie. Il Garante, infatti, promuove anche una vera e propria pedagogia digitale, capace di rendere i minori consapevoli delle grandi opportunità, ma anche dei rischi che caratterizzano l’ecosistema digitale.
«La via della consapevolezza è quella necessaria per non privare i minori, almeno ultra14enni, di una socialità che oggi si esprime anche in questi termini, conferendo loro, tuttavia, gli strumenti indispensabili per orientarsi in questo contesto».
Il fine è di tutelare i protagonisti più vulnerabili dell’ambiente digitale, ovvero i minori. Essi sono doppiamente fragili. In primo luogo, spesso non dispongono delle competenze e della capacità di discernimento necessarie per affrontare le insidie che nasconde il digitale. In secondo luogo, essi sono esposti ai danni, esponenzialmente più gravi, che possono incidere su una personalità in formazione, quale quella di un bambino o di un adolescente.