Giancarlo Giorgetti e Matteo. No, non Matteo Salvini, bensì Matteo Renzi. La strana coppia volteggia intorno al cadavere di un governo che non ha mai avuto nulla da dire e che, coerentemente, nulla ha fatto se non danni. Ora tocca al bugiardissimo toscano decidere se decretare la fine del governo degli Incapaci o se mantenerlo in vita in cambio di poltrone soprattutto di sottogoverno.
Nel frattempo Giorgetti, non Salvini, vola da Angela Merkel per discutere di un’adesione della Lega al Ppe, viatico per un embrassons nous governativo. Non è un caso che proprio Salvini insista per un nuovo governo senza passare dal voto. Il centrodestra non ha i numeri ed il Matteo lombardo invoca il sostegno degli immancabili “responsabili”, uno dei cancri del Paese. Probabilmente ex 5 Stelle. Una soluzione che non dispiacerebbe ai pentastellati ufficiali, poiché consentirebbe di conservare la poltrona parlamentare che perderebbero con un voto anticipato. E lo stesso vale per Renzi, soprattutto se passasse uno sbarramento al 5%.

Ma Salvini ha già chiarito che non sarebbe lui il capo di un nuovo governo. Lui, assicura, pensa ad una figura esterna. Il nome è quello di Draghi, perché i disastri provocati dal grigiocrate Monti e da Fornero non hanno insegnato nulla. L’alternativa potrebbe essere rappresentata proprio da Giorgetti: atlantista, europeista (i due termini sono in contrapposizione, ma in Italia non se ne accorge nessuno), sostanzialmente centrista. È vero che la Lega era trumpiana, ma si può coinvolgere in qualche modo Renzi che è già pronto a baciare la pantofola di Biden.

Ovviamente il sultano di Arcore sarebbe entusiasta. La sorella della Garbatella invece no. Lei vuole il voto anticipato, che la premierebbe. Ed ha paura (giustamente) dei “responsabili” voltagabbana. Ma è anche consapevole di avere una squadra troppo scarsa per affrontare l’emergenza e, soprattutto, la gestione dei 209 miliardi europei. Paura di governare un’Italia disastrata con personaggi che provocano disastri anche nel ruolo di assessori regionali o comunali.
Il rischio è che Meloni si ritrovi da sola all’opposizione mentre si crea un governo di emergenza. Con la conseguenza di ottenere un forte incremento dei consensi nei sondaggi, per effetto della rabbia popolare destinata ad aumentare, ma relegandosi in una opposizione sterile ed irrilevante.