Quia ventum seminabunt, et turbinem metent, avvertivano i latini traducendo un proverbio del profeta Osea riportato sia nella Bibbia ebraica che nell’Antico Testamento. Un profeta, appunto, che in quanto tale avvertiva l’Ordine dei giornalisti di evitare di diffondere odio, di suscitare angosce, di propagare menzogne, di falsificare la realtà, di equivocare sui fatti, di mistificare eventi, perché magari rischiavano di fare incazzare qualcuno. Forse non ha usato il termine incazzare, ma ci siamo capiti.
Credo che, la già fragile credibilità dell’informazione, con questa pantomima virologica ogni seppur minima reputazione sia andata a farsi friggere.
Redazioni che terrorizzano la popolazione con fuorvianti titoli cubitali o con tanto noiosissime quanto fumogene elencazioni di percentuali, tromboni governativi che supportano le più inverosimili fregnacce istituzionali, gazzettieri che bollano con supponente narcisismo ogni pensiero non aderente alle veline dei loro padroni.
Poi, salta fuori il caso Lucarelli…che dopo aver augurato ai non vaccinati una repellente trasformazione in poltiglia verde, è lì a frignare per una testata sul suo telefonino. Era andata alla manifestazione camuffata con “cappello, occhiali, mascherina”: per vergogna o per strizza? Chissà. E subito la Federazione nazionale della Stampa scrive “Ora basta”. “I giornalisti una volta pestati di botte (Chi? Quando?) vengono lasciati soli…”. E qui la commozione ha il sopravvento.
Giù una valanga di luoghi comuni, falsità e piagnistei. Cortei no vax potenzialmente violenti, difesa della libertà democratica, irriducibili contro lo Stato, la salute collettiva e la Scienza.
Forse, si chiede l’illustre Federazione, “picchiare un giornalista non è più reato?”. Assolutamente sì, è sempre un reato. Come un reato è anche pubblicare o diffondere notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico (art. 656 c.p.), ad esempio scrivere – come è accaduto sulla cronaca di Sondrio di venerdì 6 novembre – “Meno infortuni? E’ anche grazie ai vaccini”, a commento di un dato della Cisl sulla diminuzione degli incidenti sul lavoro. Un esempio tra migliaia di distorsioni informative quotidiane.
Alla fine non si può che condividere la denuncia di Freccero sulla sacralizzazione di un giornalismo di Stato, dal rito della statistica alla stigmatizzazione dei dissidenti fino alle liturgiche manipolazioni nei talk show di cui la Lucarelli è l’esibizione più eclatante.
Di fronte a questa deriva di un giornalismo degradato a propaganda ritorniamo al samizdat, che per uno come Fiano risulta essere un dispositivo da fake news, mentre è solo uno strumento di opposizione a chi pretende – come il citato o il suo sodale Andrea Martella – l’istituzione di un Ministero della Verità per decidere chi possa scrivere e il contenuto dello scritto.
In fondo, a pensarci bene, questo tipo di informazione è ciò che Massimo Fini inquadra nella libertà democratica di parola, che viene intesa come la libertà di dire cazzate. E da noi chi dice cazzate non viene castigato, ma fornito di scorta.
3 commenti
in Ilaia abbiamo i giornalisti che obbediscono al potere e quindi Mario Draghi può decidere tutto senza essere contadetto. Anche il ministro SPERANZA che sbaglia sempre nelle decioni, non viene mai criticato. Con la scusa del COVID-19 si possono vietare le manifestazioni contro il cattivo governo!!!
in Ilaia abbiamo i giornalisti che obbediscono al potere e quindi Mario Draghi può decidere tutto senza essere contadetto. Anche il ministro SPERANZA che sbaglia sempre nelle decisioni, non viene mai criticato. Con la scusa del COVID-19 si possono vietare le manifestazioni contro il cattivo governo!!!
in Itaia abbiamo i giornalisti che obbediscono al potere e quindi Mario Draghi può decidere tutto senza essere contadetto. Anche il ministro SPERANZA che sbaglia sempre nelle decisioni, non viene mai criticato. Con la scusa del COVID-19 si possono vietare le manifestazioni contro il cattivo governo!!!