Il suicidio è la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni, dopo gli incidenti stradali. L’Organizzazione mondiale della sanità richiama l’attenzione sul triste fenomeno dei suicidi e la loro possibile prevenzione
La 15enne di Rivoli morta suicida a Torino il 4 aprile alla stazione di Porta Susa, sotto il treno regionale 2005 Torino-Milano, ci dà spunto per fare un’analisi approfondita sulla società e i suoi punti di riferimento.
Quando si perde la vita in circostanze così tragiche, tali drammi uniscono intere comunità, perché non sono lutti figli del fato e proprio per questo richiedono una riflessione, per non trovarci, tra qualche giorno, a dover piangere altre giovani vittime. Queste morti sono unite da un unico filo conduttore che ci riporta al fallimento dei nostri istituti educativi, la famiglia, la scuola, lo Stato fino ai mass-media.
La società odierna dà eccessiva importanza all’aspetto esteriore. Il modello vincente del mondo di oggi è quello della gioventù e della bellezza. È un modello continuamente trasmesso da tutti i mezzi di comunicazione che, influenzando i gusti, agiscono sull’immaginario collettivo.
La giovinezza è l’età in cui si fa di tutto, inconsciamente, per essere accettati, producendo spesso dei modelli che sembrano prodotti in serie. Abbigliamento, calzature, frasario, gestualità e comportamenti sociali generano un’omologazione culturale e fisica.
La bella presenza e l’apparire sono i valori più diffusi tra i giovani, la pubblicità non fa altro che proporre modelli esteticamente invidiabili, facendo sprofondare nella crisi esistenziale quanti non sono all’altezza degli standard imposti.
Un altro aspetto fondamentale è il ruolo dei social network sulla costruzione della propria immagine corporea, in una società che premia sempre più le caratteristiche legate al mondo esteriore e incentrate sull’individualismo, il messaggio martellante dei mezzi pubblicitari è che la magrezza sia segno di successo, di bellezza e di riconoscimento.
La necessità di approvazione sociale ed il confronto con i modelli della società generano un conflitto negli adolescenti, impegnati in un processo delicato di costruzione della propria identità di genere, in cui il corpo gioca un ruolo importante, poiché la sua percezione è strettamente legata all’autostima.
Occorre aiutare i giovani a costruire un pensiero critico sui modelli imposti da industria e media, impedendo l’inseguimento di canoni estetici irragiungibili imposti dai social network.
Il numero di like ricevuti, l’approvazione social condizionano l’autostima, l’umore, la percezione del proprio corpo e influenzano l’insoddisfazione verso il proprio aspetto fisico legato a stereotipi lanciati da blogger e influencer.
Fin da bambini, i ragazzi di oggi sono sottoposti alla pressione di modelli culturali di riferimento che diffondono un’idea precisa della bellezza, in cui l’adolescente che non è alla moda viene isolato dalla massa e preso di mira su chat e social network.
Si diventa così vittime del cyberbullismo, ossia l’uso improprio delle nuove tecnologie per intimidire, molestare, mettere in imbarazzo, denigrare e diffamare il prossimo.
Il cyberbullismo è la manifestazione in rete della violenza e a tal proposito Amnesty International presenta l’indagine ‘Gli italiani e le discriminazioni’, realizzata con la collaborazione di Doxa, che analizza il pensiero dei nostri connazionali sui fenomeni discriminatori in Italia e nel mondo. I dati emersi non sono incoraggianti per quanto riguarda il cyberbullismo: secondo l’ Istat il 22% dei ragazzi italiani che utilizzano Internet e smartphone sono derisi e umiliati in rete.
Per aiutare i ragazzi a prevenire e combattere il cyberbullismo è importante una corretta educazione al mondo e all’utilizzo del web. Capire che l’identità digitale che si costruisce online è perenne, che bisogna proteggere immagini, testi e video, perché purtroppo la reputazione online è più difficile da ricostruire rispetto a una reputazione offline. Ricordare sempre che il web memorizza e diffonde tutto, è necessario segnalare e far rimuovere dalla piattaforma web su cui è stato effettuato l’atto di cyberbullismo eventuali contenuti dannosi come filmati, fotografie e post per contrastare i pericoli della rete.