Il prossimo 21 dicembre, giorno del solstizio d’inverno, si verificherà un evento astronomico molto raro: la congiunzione dei pianeti Giove e Saturno nella costellazione del Capricorno.
Per constatare un fenomeno analogo bisogna risalire addirittura al 3 marzo del 1226, ma allora l’allineamento avvenne sotto il segno dei Pesci, mentre in Capricorno sembra non avvenga da circa sei millenni. Sorprende il fatto che la Bibbia dati la creazione del mondo propri all’inizio del IV millennio a.C., pressappoco nel momento in cui avvenne la triplice congiunzione che tornerà a verificarsi tra qualche giorno.
Al di là di ciò, la possibilità di vedere a occhio nudo i due pianeti così vicini è da sempre stato considerato dagli astronomi, e più ancora dagli astrologi, un evento portatore di grandi conseguenze. Già i primi popoli della Mesopotamia la usavano per scandire con regolarità tempi molto lunghi.
E proprio Saturno, insieme a Giove, ha consentito agli antichi di scandire i tempi delle precessioni equinoziali, vale a dire lo spostamento dell’asse attorno al quale la Terra compie la sua rotazione giornaliera. Secondo quanto avevano calcolato già gli antichi il ciclo completo di tale precessione è di circa 26 mila anni, e a ogni ritorno allo stato precedente corrisponderebbero sempre grandi cambiamenti.
Nel 7 a.C. si verificarono ben tre congiunzioni Giove-Saturno. Fu l’inventore dell’astronomia moderna Giovanni Keplero che nel 1603 – anno in cui si verificò una analoga congiunzione – a ipotizzare che la stella di cui parla il Vangelo di Matteo fosse in realtà l’effetto visivo della congiunzione dei due pianeti.
Si badi bene che il testo non parla mai di cometa, ma semplicemente di una “stella”. La “coda”, se così si può dire, fu aggiunta solo in epoca medievale, e in particolare da Giotto in un affresco della Cappella degli Scrovegni a Padova dipinta nel 1303.
Ma l’abbraccio tra Giove e Saturno coincide anche con grandi catastrofi. Prima tra tutte la Peste Nera che sconvolse l’Europa dal 1346 – anno della congiunzione – al 1351 e che culminò nel 1348 con l’evento raccontato dal Boccaccio nel Decameron.
Coincidenza che si verificò anche nel 1630, e con la pestilenza che ci racconta Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. Nel romanzo principe della letteratura italiana, don Ferrante, il nobiluomo milanese che accoglie Lucia nella propria casa dopo la liberazione dal castello dell’Innominato, proprio in relazione allo scatenarsi del morbo esclama: “La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove”.
Insomma: che cosa ci dobbiamo aspettaci da questo evento che si verificherà tra pochi giorni? La coincidenza con il solstizio d’inverno, che da sempre segna un momento di morte e rinascita, di rinnovamento cosmico e di purificazione, ci offre materia per una profonda riflessione.
E insieme di speranza e timore per il futuro. Proprio come i nostri antenati di seimila anni fa.