Giovedì Grasso. Ci dovrebbero essere bambini in maschera festanti per le vie. Lanci di stelle filanti. Nuvole di coriandoli… E qualcosa, a dire, il vero, c’è. Si vede. Poche figurine festanti, nonostante tutto. I bambini sembrano rivendicare il loro Carnevale. La loro festa della fantasia…

Però, per lo più, le strade sono vuote. E così i parchi, ove ancora si vedono nastri bianchi e rossi coi sigilli sopra le poche giostrine. E cartelli di divieti. E quanto alle maschere, ovviamente, le uniche onnipresenti sono quelle sanitarie. O presunte tali. Le squallide maschere della paura. Di una narrazione ossessiva durata un anno, e che ancora stenta a spegnersi. Anzi, improvvisi conati la riportano all’attenzione di un pubblico che, altrimenti, potrebbe rischiare la crisi d’astinenza. Perché la paura è una droga. La droga più potente e devastante. E chi vi si è assuefatto non vuole rinunciarvi. Vi si crogiola dentro. Si sente, paradossalmente, protetto dalla paura. E non comprende gli altri. Ovvero quelli che paura non hanno. O meglio, che sanno affrontarla. Che, poi, significa essere uomini, e non, come dice Dante, pecore matte…
Comunque è Carnevale. Sono entrato in una pasticceria. Vuota e desolata. Però il bancone metteva in mostra ogni ben di Dio. Bello. Quasi un’immagine di speranza. Di fiducia nel futuro. Della volontà di non arrendersi.
Ho comprato le frappe. Che assomigliano ai galani della mia terra. Meno ariosi. Più massicci. In fondo siamo a Roma….
E, poi, dei bignè di San Giuseppe. Che, lo so bene, è ricorrenza ancora lontana. Ma le sfornano già. Fritti e golosi di crema. Quanto di più vicino mi è possibile trovare alle frittelle della mia memoria…
Alla cassa, un sorriso. E lo sconto. Insolito. Pochi centesimi, certo. Ma, in fondo, vuole significare qualcosa…

Sulla via di casa, mi sono fermato al pub. Quello ove andavo qualche volta un anno fa. In un’altra vita. In un altro mondo. La banconista mi ha sorriso. E si è messa a spillare una birra senza che glielo dovessi chiedere. Il gestore mi ha detto…
“Oggi è giovedì grasso. L’anno scorso abbiamo organizzato una festa per i bambini al pomeriggio…abbiamo dovuto spazzare coriandoli per tre giorni.. E la sera, poi, anche per gli adulti.. eravamo pieni… Quest’anno…” e ha aperto le braccia con aria desolata.
“Dai… – ha detto la ragazza – dicono che dal 5 Marzo ci permetteranno di riaprire la sera. Sino alle 10…”
Veramente, ho interloquito, non ci dovrebbero essere già adesso più divieti. I DPCM sono atti, oltre che di dubbio valore legale, personali del Presidente del Consiglio. E Conte non c’è più… Quindi dovreste poter aprire come e quando volete. Senza limitazioni. Senza aspettare ordini da qualcuno…
Mi hanno guardato entrambi in silenzio. Perplessi, per lo meno. Forse esterrefatti.
Sono bravi ragazzi. Gente semplice… che ne possono sapere di legge e costituzione…
“Sì ma… e se poi ci multano? Se ci denunciano?” ha detto lui.
Ho sorriso. Avevo la mascherina abbassata per bere. Poi…
Arrivederci ragazzi. Buon Giovedì grasso.

Il Conte Zio se ne è andato. Con i suoi bravi ed accoliti. Ma come dicevo, la paura, una volta evocata, è ben più dura da fugare.
Per altro, oggi ricorre anche il Capodanno Cinese. Non che ci creda molto, o ci speri… ma stiamo a vedere che effetto produrrà la Danza del Dragone…