Chi ha avuto modo di frequentare gli ambienti giudiziari sa quanto la giurisprudenza tenga a due princìpi essenziali: la correttezza del linguaggio e la ricerca delle prove.
Sul primo principio ho un ricordo personale riguardante l’esame di medicina legale e la disquisizione sul secolare dibattito sull’uso e l’interpretazione corretta delle tre congiunzioni: oppure, ovvero, ossia. Fisime, si dirà, ma comunque a volte dirimenti questioni sottili ma importanti.
Sul secondo ci sarebbe molto da discutere, viste alcuni teoremi giudiziari che hanno portato a sentenze che dire discutibili è solo un benevolo eufemismo. Ma certe distorsioni erano sempre rimaste nell’ambito politico. L’idea della ricerca della prova rimane comunque un assioma non negoziabile.
Con la sentenza della Corte Costituzionale che sancisce l’“obbligo vaccinale a tutela della salute”, la Giustizia ha tradito il suo mandato sia dal punto di vista linguistico/semantico, sia da quello probatorio.
Essa ha negato le evidenze ormai acclarate a livello scientifico internazionale in entrambi gli aspetti interessati: la sostanza iniettabile è un siero genico che non dà immunità agli iniettati, e che questi sono infettivi per le altre persone. Ergo: non è un vaccino, quindi la terminologia usata è falsa e fuorviante, inoltre, visti i gravi effetti collaterali nulla ha a che vedere con la salute pubblica. Tutt’altro.
La medicina istituzionale, quella rappresentata per ultima da Roberto Speranza e i suoi accoliti, il suo compito di ricerca e di cura lo ha abiurato da anni. A partire dal Ministro Lorenzin, quando il 22 ottobre del 2015, a “Piazza Pulita”, affermò che a Londra si muore di morbillo con 200 bambini deceduti. Falso clamoroso, smentito dal Governo inglese. Diversi esposti vengono depositati in varie procure nei confronti della Lorenzin “per procurato allarme e abuso della credulità popolare”. Risultato: archiviazioni.
Roberto Speranza, nel suo patetico e vergognoso diario, ammette candidamente che il progetto vaccinale deve continuare “in ossequio agli importanti impegni economici assunti nei confronti di GAVI” – per inciso la fondazione per le vaccinazioni di Bill e Melinda Gates, massimi finanziatori dell’OMS. Risultato: nessuna inchiesta aperta.
Ora, se per motivi politici da tempo immemorabile c’è una diffusa sfiducia e un fondato sospetto sull’indipendenza della magistratura e sull’integrità dei giudicanti, credo che in questo caso ogni minimo ed ottimistico dubbio sia definitivamente superato.
Gravissimo, per altro, è il fatto che la medicina si affidi alla normativa di legge per imporre una sedicente cura, con il sospetto, anche qui solidamente percepito, che ben altri interessi ci siano anche contro la retorica del benessere individuale e collettivo.
In sostanza, siamo di fronte a quella magistratura che Sabino Cassese denuncia come “governance nazionale”, a conferma della liquidazione della politica e della svendita della sovranità anche sanitaria.
Riassunto: la medicina ha svenduto alla legge i nostri corpi per interessi economici e sperimentali. A quando l’obbligo del fine cura per gli anziani, i pluripatologici, i disabili psicofisici? In fondo di eutanasia si è già parlato ufficialmente. È la notte dell’umanità, ma sta a noi mantenere accese le fiaccole della verità.
1 commento
Questa sentenza vuole dimostrare che nessuno può fidarsi di una certa magistratura, perché esprime pareri che non si possono condividere e che sembrano totalmente scorretti e non giustificabili