Odiati dalla banda Speranza, gli albergatori valdostani si sono ritrovati in assemblea per provare ad individuare un futuro a prescindere dalle politiche anti alpine del governo dei Migliori. Un incontro con i rappresentanti del governo regionale per cercare di individuare strategie e sinergie per rimediare ai disastri provocati da chi, tra ministri ed esperti a gettone, ha confuso le Terre alte con un parco giochi su un piano inclinato.

I problemi sono tanti per un settore che vale il 14% del Pil valdostano solo per l’attività diretta. Ma le ricadute su altri comparti sono evidenti, dai prodotti alimentari a km zero sino alle varie attività artigianali, dai trasporti alla cultura. Filippo Gérard, presidente di Adava (l’associazione degli albergatori), ha ricordato come la Francia abbia aiutato gli hotel in modo molto più concreto e consistente. Mentre la Gran Bretagna, con i sostegni alle imprese, farà registrare quest’anno la miglior performance tra i Paesi del G7, con un incremento del Pil che sfiorerà l’8%.
In compenso l’Italia deve fare i conti con misure anti turistiche come il coprifuoco che rappresenta un invito ai vacanzieri per scegliersi mete diverse, dalla Spagna alla Grecia. E poi l’idiozia delle cene solo all’aperto, semplicemente impossibili al di sopra di una certa altitudine. Però sul fronte dei rimborsi va anche peggio. I più fortunati hanno ottenuto la mancia del 3% rispetto a ciò che hanno perso per la gestione della banda Speranza. Altri si sono dovuti accontentare dell’1% mentre i colleghi sull’altro versante delle Alpi ottenevano molto ma molto di più.
E mentre gli albergatori avrebbero bisogno di aiuti, le offerte del pubblico prevedono solo nuovi indebitamenti. Fingendo di ignorare la minaccia delle mafie, pronte ad approfittare delle difficoltà economiche e finanziarie.

Servirebbero, perlomeno, politiche serie di promozione turistica, servirebbero sinergie. Mettendo insieme, in una regione come la Valle d’Aosta, l’ambiente, i castelli, la cultura, i formaggi, le carni, i sentieri in quota, gli sport estivi ed invernali. Serviranno i fondi europei e, ovviamente, l’impegno degli operatori privati. Perché la concorrenza si affronta con la qualità complessiva, non soltanto con la richiesta di misure di sostegno.