I nuraghi sardi potrebbero presto diventare patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco. Una vergogna, uno scandalo. Non il probabile riconoscimento, ovviamente, ma il fatto che si sia aspettato sino ad ora per fare la richiesta. Perché il sistema nuragico sardo – esteso su 24mila km quadrati, con circa 7mila siti ancora in piedi – è un unicum a livello mondiale. Una testimonianza di una storia ancora in gran parte misteriosa. Affascinante, fondamentale per arrivare a comprendere la storia europea e, probabilmente, non solo europea.
È vero che il riconoscimento Unesco era già arrivato per il sito di Barumini, ma proprio questo rappresenta la pochezza culturale, ed anche mentale, di chi aveva sottovalutato l’importanza del sistema nel suo complesso. D’altronde sono numerosi i siti archeologici sardi poco o nulla valorizzati. Monte d’Accoddi, con quello che è forse l’unico ziqqurat esistente in Europa, è uno dei simboli di ciò che dovrebbe essere e non è in termini di promozione, di notorietà mondiale.

Ed è paradossale che Sua Divinità Draghi insista sulle grandi prospettive di rilancio del turismo italiano quando poi, nella realtà, ci si scontra con queste dimostrazioni di pressappochismo, di indifferenza, di mancanza di cultura. Per fortuna ora pare si voglia porre rimedio, ma non basta un riconoscimento Unesco se poi non si predispongono adeguate strutture ricettive, di informazione, di approfondimento e studio. E se non si interviene per mettere in sicurezza molti nuraghi che non sono proprio in condizioni ottimali.

La civiltà nuragica è una potenziale miniera d’oro per la Sardegna e, in seconda battuta, per l’intera Italia. Ovviamente bisognerà andare oltre Franceschini e la sua scarsa capacità. Bisognerà far rete all’interno dell’Isola e con chiunque si occupi di storia, di archeologia, di cultura anche in Continente. Lavorando da subito, perché anche i nemici del turismo e della cultura presenti in questo governo prima o poi se ne torneranno a casa. E sarà fondamentale essere pronti.