Il vertice tra Putin ed Erdogan? Un fallimento, secondo il giornalismo di qualità italiano. E secondo le piangine dei TG che, almeno, non pretendono di fare informazione di qualità. Dunque l’incontro sarebbe stato un fallimento perché Putin avrebbe osato pretendere una parità di trattamento: la Russia non avrebbe ostacolo le esportazioni di cibo ucraino e gli atlantisti non avrebbero ostacolato le esportazioni agricole russe. Ma ai maggiordomi di Biden non andava bene.
Niente di fatto, allora? Non è proprio andata così. Ed il linguaggio del corpo di Erdogan e Putin, al momento dei saluti finali, avrebbe dovuto suggerire un minimo di prudenza ai professionisti della disinformazione.
Infatti la dichiarazione congiunta ha gelato l’entusiasmo dei nemici della Russia. Innanzitutto i due Paesi inizieranno ad utilizzare le rispettive monete negli scambi commerciali, riducendo progressivamente l’impiego del dollaro. Turchia e Russia hanno fissato l’obiettivo di raggiungere l’equivalente di 100 miliardi di dollari di scambi bilaterali entro il 2030, a fronte dei 23,5 miliardi del 2019.
Ma l’elemento più interessante è la motivazione che ha spinto all’accordo: il tentativo di difendersi dall’arroganza statunitense espressa attraverso indebite pressioni, tariffe, sanzioni.
Non male, per un Paese della Nato come la Turchia.
Indubbiamente Erdogan è abituato a giocare su più tavoli contemporaneamente. Però si vedrà nelle prossime settimane se l’intesa di Sochi avrà ripercussioni anche sui rapporti regionali, dalla Siria all’Iran, dall’Azerbaijan alla Libia.