Non si può festeggiare, tutti insieme, un doppio successo storico per gli azzurri alle Olimpiadi che, subito, deve arrivare il genio che rovina il momento di gioia. Persino in parlamento si è trovato un momento di unità, trasversale, per applaudire le due medaglie d’oro di Jacobs e Tamberi. Ma lui no. Lui, Malagò, ha dovuto esibirsi con un intervento a sproposito pur di non essere ignorato nel momento della festa collettiva. Ed ha tirato fuori la polemica sullo Ius Soli che, ovviamente, non c’entrava nulla.
Malagò ha approfittato della scarsa conoscenza del problema, giocando sulla situazione di Jacobs. Ma giocando in modo squallido e strumentale. Il campione dei 100 metri è nato in Texas, dunque nulla a che fare con lo Ius Soli. Anzi, Jacobs è italiano proprio per il motivo opposto, per lo Ius Sanguinis, poiché la madre è italianissima. Ovviamente Malagò lo sa benissimo e, dunque, la sua polemica è solo effetto dell’ipocrisia che pare obbligatoria nella narrazione di questi Giochi.
Così come diventa indispensabile raccontare le proprie preferenze sessuali. Poco importa la prestazione sportiva, il risultato finale, la conquista di una medaglia. Per i media di servizio italiani è fondamentale che l’atleta abbia una relazione omosessuale. E che lo dichiari pubblicamente. Dopodiché, forse, si potrà analizzare l’andamento della gara. Mentre si scatenano le polemiche giornalistiche per il bacio tra due atleti di sesso diverso che, con quel bacio senza mascherina, avrebbero criminalmente violato le regole sanitarie..
Meglio soffermarsi sui calzini arcobaleno di qualche atleta piuttosto di spiegare le ragioni che hanno portato allo scontro nella scherma femminile o ai vertici del ciclismo maschile. Ma su questi casi Malagò ha preferito sorvolare. In fondo il presidente del CONI mica può perdere tempo con questioni sportive quando può dedicarsi ad interventi fuori tema in politica.