“Giorgia cacciali tutti”. “In Rai non si devono fare prigionieri”. “È arrivato il momento di cambiare: basta con Fazio e Littizzetto e con tutti i fomentatori di odio contro la destra”. La rivalsa degli esclusi corre in rete. La resa dei conti, la voglia di rivincita contro un sistema bloccato e sostanzialmente mafioso. Già, ma chi dovrebbe essere il vendicatore televisivo? Ovviamente non mancheranno quelli pronti a saltare sul carro dei vincitori. Ma saranno sempre mestieranti e figuranti privi di qualità.
In realtà programmi Rai affidati a conduttori, giornalisti, registi di area meloniana ci sono stati e ci sono ancora. Anche se sono stati in pochi ad accorgersene. Perché gli ascolti sono fallimentari. E questo è un problema per il cambiamento. Aver lasciato campo libero ad una narrazione della realtà a senso unico ha determinato gusti del pubblico poco propensi ad accogliere proposte nuove e diverse.
Da un lato le squallide americanate di Mediaset, dall’altro l’orgia del politicamente corretto. Fastidioso, certo, ma che penetra nelle menti e nelle coscienze. Se poi la proposta alternativa è affidata a conduttori non particolarmente brillanti, poco empatici e scarsamente apprezzati in varie zone del Paese, allora l’insuccesso è garantito.
Allora non basta vincere le elezioni, se poi non si è in grado di gestire l’informazione, l’intrattenimento, la cultura. Se non si hanno gli uomini e le donne per incidere nella realtà attraverso i media a disposizione.