La guerra degli euro cialtroni contro l’Italia è a tutto campo e la criminale procedura d’infrazione è solo uno dei fronti aperti. Perché Bruxelles sta favorendo un attacco contro la produzione agricola italiana, a cominciare dal riso.
A denunciarlo non sono Lega e Movimento 5 Stelle, ma il presidente dell’Ente nazionale risi, Paolo Carrà.
In pratica l’Europa, che aveva adottato (come contentino per l’Italia) la clausola di garanzia dopo anni di concorrenza sleale sul riso Indica cambogiano, si era “dimenticata” di prevedere una difesa dalle migliaia di tonnellate di riso Japonica lavorato, che non pagano dazio.
Tra l’altro, aggiungono all’Ente ridi, pare che si tratti di varietà Japonica molto simili all’Indica. I numeri sono impressionanti: nel mese di aprile 2019 sono entrate 11.261 tonnellate di lavorato Japonica e in maggio circa 18.000, portando il dato totale della presente campagna (settembre 2018 – maggio 2019) a 52.076 tonnellate, con un incremento di 31.167 tonnellate (+149%) su base annua. Una concorrenza diretta, soprattutto birmana, poiché questa tipologia rappresenta il 75% della produzione totale di riso nell’Ue.
«Non intendiamo attendere anni, com’è avvenuto per la Cambogia – spiega Carrà – anche perché i prezzi dei risoni sono depressi e i risicoltori si stanno impoverendo. La Commissione europea può e deve agire tempestivamente, anche senza la necessità di una domanda da parte di uno Stato Membro perché è minacciata una produzione tipica europea, qual è il riso Japonica. Bruxelles deve aprire un’inchiesta al fine di accertare le condizioni per il ripristino dei normali dazi della tariffa doganale comune anche per questo riso; contemporaneamente, dovrebbe effettuare controlli sistematici presso i porti in cui avviene lo sbarco di questo prodotto così da verificare se queste importazioni non siano in realtà riferibili a riso di tipo Indica ma dichiarate come riso Japonica all’unico scopo di aggirare la clausola di salvaguardia».