Troppo spesso si tende a liquidare le teorie revisioniste della cultura europea come opera di qualche ebete inoffensivo. Cancellano Shakespeare, censurano Dante, vietano Mozart e Beethoven, distruggono monumenti, abbattono statue. Già così ci si dovrebbe render conto che i nuovi vandali (anche se loro ignorano chi fossero i Vandali) non sono per nulla inoffensivi. Ma questo è nulla rispetto alle prospettive nel breve e brevissimo periodo.
Perché i teppisti della cultura non si accontentano di non studiare i grandi autori europei ma pretendono che vengano eliminati dalla scena, che nessuno legga le loro opere, ammiri quadri e sculture, ascolti la loro musica. Non vogliono un confronto tra Bach ed un rapper, vogliono che Bach sia cancellato dalla memoria collettiva e pure individuale.

Non vogliono corsi universitari dove il Rinascimento sia affiancato dalle espressioni culturali dei Maya (non ci sarebbe nulla di male) ma vogliono che il Rinascimento sia dimenticato. Ed anche i Maya.
Ovviamente il pericolo arriva, innanzitutto, dagli Stati Uniti, anche se ha già varcato l’Oceano contagiando qualche imbecille di una famosa università britannica. Il pericolo è americano perché gli Usa hanno la potenza economica e gli strumenti di soft power per imporre una visione del mondo a senso unico ed il pensiero unico obbligatorio. La fine della Storia, preconizzata da Fukuyama non è arrivata per la caduta del muro di Berlino ma per la vittoria del politicamente corretto.
Nei film allineati con il pensiero unico obbligatorio l’eroe della guerra di Troia, Achille, è diventato nero, e con lui pure Zeus. E chi osa ricordare che Achille era greco, così come Omero, viene considerato un razzista. La fogna di Hollywood ha imposto che i film che vogliono concorrere agli Oscar devono obbligatoriamente presentare storie di minoranze etniche o sessuali. E le minoranze devono essere belle e buone mentre i cattivi sono sempre e solo i bianchi, meglio se europei.

Se l’Europa esistesse, potrebbe ribellarsi a queste follie criminali. Invece niente. E visto che non esistono neppure gli europei, ci sarà la corsa per andare al cinema ad applaudire chi sputa sugli abitanti del Vecchio Continente. Come ci sarà la corsa per abbonarsi ai canali tv americani che propinano simili porcherie. D’altronde i politici italiani sono i primi che sgomitano pur di arrivare in anticipo a prendere ordini dal padrone americano. Come dimenticare le spillette con bandiera a stelle e strisce ostentata dai parlamentari italiani per dimostrare la solidarietà agli Usa?
Ed allora in nome del servilismo italico, è arrivato il momento di abbattere le rovine della Roma schiavista, i castelli di un Medioevo che non aveva signori afroamericani (e vaglielo a spiegare agli ignoranti usciti dalle università Usa che l’America non era ancora stata scoperta), le opere rinascimentali che non erano dedicate a qualche capo tribù dell’Africa subsahariana. Curiosamente i capolavori delle archistar contemporanee non li vuol abbattere nessuno: non si saranno accorti che sono capolavori?