“[L’Europa] ha bisogno di una Germania forte e visionaria, anziché di una Germania egoista e ripiegata su se stessa”. Già, la Germania. Che spaventa ancora chi, in Italia, vive di luoghi comuni e di retorica per conservare presidenze obsolete di associazioni inutili. Una Germania diversa da quella immaginata da finti sovranisti e veri ignoranti. Un Paese che continua a commettere errori, che non è assolutamente perfetto, che conosce la corruzione. Ma che, poi, continua ad essere l’indispensabile locomotiva d’Europa.
Indispensabile anche e soprattutto per chi pensa di poter sopravvivere a colpi di reddito di cittadinanza e di servilismo nei confronti di Washington.

Massimo Nava, giornalista eppure competente (capita di rado, ma capita), ha scritto un ottimo libro sull’argomento, “Storia della Germania dopo il muro”, pubblicato da Bur. Con l’inevitabile limite di essere andato in stampa prima che si chiarissero i giochi non solo per le elezioni di autunno ma anche per la ripresa dal Covid, Nava riesce comunque ad offrire un quadro preciso sugli anni successivi alla caduta del Muro ed anche una indicazione più che soddisfacente sul futuro della Germania.
Un futuro imbarazzante per l’Italia. Perché favorito da strategie coraggiose, intelligenti, lungimiranti. Investimenti, investimenti ed ancora investimenti invece di tagli, tagli ed ancora tagli. Così il Covid ha avuto conseguenze sanitarie meno devastanti, perché i posti letto negli ospedali tedeschi erano quasi il triplo rispetto all’Italia ogni 100mila abitanti.
E mentre in Italia si litigava su chiusure e ristori, in Germania si ponevano le basi per la ripresa legata all’ambiente, alla sostenibilità, all’innovazione. La trasformazione dei trasporti privati porterà alla cancellazione di 100mila posti di lavoro nella potentissima industria dell’auto. Un lavoratore su 8 perderà l’occupazione. Dunque occorre puntare su nuovi lavori, non sul blocco dei licenziamenti. Si investono miliardi di euro sulla rete di rifornimento per auto elettriche, si creano lavori nelle energie rinnovabili mentre si chiudono le centrali nucleari e le miniere di carbone.

I problemi, però, non mancano e Nava li evidenzia. A partire dal calo demografico sino ad arrivare ai rapporti con Russia e Cina. Rapporti strategici e fondamentali. Anche se a Biden ed agli atlantisti di casa nostra danno fastidio. La Germania ha bisogno del gas russo mentre abbandona nucleare e carbone ed in attesa che le energie rinnovabili garantiscano il fabbisogno del Paese. Quanto alla Cina, rappresenta il maggior mercato per le produzioni tedesche. Gli acquisti di Pechino hanno permesso di creare le riserve per affrontare il Covid.
Se saltano i rapporti con Mosca e Pechino, la locomotiva d’Europa non funziona più ed i costi maggiori li pagheranno non i tedeschi ma i Paesi più in difficoltà in Europa. Dunque anche l’Italia. Il 67% del commercio europeo si svolge all’interno dell’Europa, distruggendo l’economia di Berlino annientiamo le nostre esportazioni e le nostre imprese perché si ferma l’intero Vecchio Continente. Illudersi che gli Usa sostituiscano il mercato europeo e quello cinese per il nostro export è da completi imbecilli. O da venduti.

L’altro problema, ricordato da Nava, è la sostituzione di Angela Merkel. La sua gestione della pandemia ha rilanciato la Cdu che, nello scontro interno con la Csu, pare prevalere. Si tratterà di valutare se Cdu/Csu governeranno in coalizione con i socialdemocratici (in difficoltà) o con i Verdi oltre che con i liberali. Nessuna chance per Afd, in una prospettiva di abituale pragmatismo tedesco.