L’uso opportunistico degli ammortizzatori sociali da parte delle nostre imprese ha trovato un “limite” solo nel Decreto di agosto. Per l’ufficio parlamentare di bilancio un quarto di oltre 1,5 miliardi di cassa integrazione è stato usato dalle imprese che non hanno avuto cali del fatturato durante il lockdown.
Da un’analisi dell’Inps e della Banca d’Italia emerge un quadro inquietante da questa appropriazione indebita di risorse: a pagarne le conseguenze sono stati i dipendenti. Si calcola che i lavoratori coinvolti, percependo solo l’80% dello stipendio e non oltre certi massimali, abbiano perso circa il 27% del loro stipendio lordo mensile. I dati confermano l’uso opportunistico degli ammortizzatori sociali, il 20% nel settore della manifattura e il 30% nei servizi. Ma non solo, l’ipotesi già denunciata dall’Inps, è che queste aziende abbiano usato la Cig facendo lavorare i dipendenti da casa o in sede. Da una prima ondata di controlli a campione sono risultate non in regola circa 2.600 aziende. Su queste 2.600 aziende risultate irregolari, il record spetta alla città di Napoli (348), seguita dalla Sicilia (333), dal Lazio (264), dall’Emilia Romagna (196) e dalla Lombardia (163). La mancanza di verifiche a monte della Cig con la causale Covid-19 è stata la causa di tutto questo.
Queste imprese hanno “risparmiato”, grazie alla riduzione di lavoro durante la pandemia, circa 1.100 euro per dipendente. Le imprese più grandi del settore dei servizi, che hanno fruito dell’assegno ordinario Covid, hanno risparmiato in media quasi 24 mila euro. Per le imprese della manifattura, che ricorrono prevalentemente alla Cig ordinaria Covid, il risparmio è stato di circa 21 mila euro. Il danno maggiore è dei lavoratori, che nessuno al Governo ha pensato di garantire, con conseguente perdita di uno stipendio pieno.
L’egemonia confindustriale, secondo l’indagine di Inps-Bankitalia, ha causato ai lavoratori danni enormi. Lo stesso Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha sottolineato l’opportunismo di chi ha sfruttato l’emergenza per guadagnare anche sulla cassa integrazione. L’uscita del Presidente Inps, ha provocato una sollevazione di Confindustria. Il Sole 24 Ore ha fulminato Tridico con tanto di editoriale sull’eterno “spirito anti-industriale” che sarebbe “il male oscuro del Paese”.
Resta il fatto che i numeri restituiscono un’immagine non edificante di una parte della classe imprenditoriale del nostro Paese. Solo per la Cig in ogni sua forma (ordinaria, straordinaria, in deroga) il governo ha stanziato nel solo decreto “Cura Italia” di marzo 2,3 miliardi. L’assalto dei furbetti era prevedibile: di norma tutti gli ammortizzatori sociali hanno dei requisiti minimi per essere fruiti, stavolta invece l’unico requisito era che il lavoratore fosse in servizio prima del 17 marzo, data del decreto. Il servizio anti-frodi dell’Inps ha scovato di tutto: hanno fatto richiesta di Cig aziende inesistenti in settori incompatibili con il lockdown e/o presentato migliaia di assunzioni retroattive per far risultare in servizio prima del 17 marzo parenti, amici o soggetti che non lavoravano realmente nell’azienda.
Il danno e la riduzione del potere di acquisto dei lavoratori si traduce in un conseguente crollo dei consumi. Secondo i dati Istat, la perdita del salario legato alla cassa integrazione, ha generato un reddito disponibile lordo che è sceso sul trimestre precedente dell’1,6% e che, di conseguenza, ha fatto crollare i consumi del 6,4%.
Non è complicato dedurre che, in una situazione di emergenza sanitaria, ci sono state imprese che hanno continuato a guadagnare mentre i poveri lavoratori perdevano potere di acquisto. Il ricorso alla cassa integrazione, in realtà, sarebbe dovuto servire al mantenimento dei posti di lavoro e per dare un aiuto alle aziende in difficoltà.
Solo nel “decreto legge di agosto” con un ritardo di cinque mesi, il governo ha preso atto di questa grave situazione. Le aziende adesso per potere usufruire della Cig, dovranno avere un calo del fatturato di almeno il 20% nel primo semestre, per avere la proroga di altre 18 settimane di cassa integrazione. Un provvedimento che, purtroppo, non sarà retroattivo.
Ma la situazione in alcune parti d’Italia è stata grottesca. Per rendere l’idea di quanto accaduto dopo le azioni incaute del nostro governo, un’agenzia di pompe funebri calabrese che subito dopo il lockdown (il 9 marzo, ndr) aveva assunto 30 persone, le ha messe da subito in Cig; un’altra è stata costituita due giorni dopo la “chiusura ” e in poche ore ha assunto una trentina di cittadini del Bangladesh; diversi stabilimenti balneari hanno assunto come bagnini i parenti del proprietario e persino il consulente del lavoro. Tutto considerato, il danno provocato da queste truffe è stato di un centinaio di milioni di euro.