“Fiducia sotto zero, a picco ordini e produzione”. No, non è la situazione della Russia. È il resoconto di Corrado Alberto, presidente dell’Api Torino (l’associazione delle piccole imprese), sulla situazione delle Pmi. Una situazione che riguarda l’intero scenario italiano. E smentisce tutte le parole inutili del governo dei Migliori e di Sua Divinità Mario Draghi: “Le PMI vivono già un’economia di guerra”. Gli splendidi risultati di sanzioni demenziali.
“Dobbiamo renderci conto – prosegue Alberto – che in meno di due settimane siamo passati da un clima di leggera ripresa, seppur con molte difficoltà ed incertezze, ad una situazione assolutamente imprevista e imprevedibile, caratterizzata da una straordinaria incertezza. Le prospettive delineate dagli imprenditori riflettono pienamente tutto questo”. Fabio Schena, responsabile dell’Ufficio Studi di API aggiunge: “In appena tre mesi, il grado di fiducia è crollato di quasi 40 punti percentuali, passando dal +20,6% di dicembre 2021 all’attuale -19,1%”.
Ovviamente i media italiani di regime preferiscono occuparsi delle difficoltà dell’economia russa. Perché sarebbe scomodo far sapere che l’atlantismo produce povertà; che le sanzioni, imposte da Washington e adottate dai maggiordomi italiani, provocheranno la chiusura di migliaia di aziende italiane; che le famiglie italiane dovranno ridurre i consumi mettendo a rischio altre aziende in ogni settore, dal manifatturiero al turismo passando per i servizi alla persona.
I chierici del governo hanno già spiegato che salari e pensioni non devono recuperare la percentuale di aumento dell’inflazione ufficiale, che è già molto più bassa di quella reale. Dunque la povertà come prospettiva obbligatoria e senza vie d’uscita. E, nel caso questo popolo di pecore osasse essere scontento, si inizierà con l’immancabile campagna mediatica per obbligare tutti ad allinearsi alla felicità della povertà (oligarchi italiani esclusi, ça va sans dire). Non dovesse essere sufficiente scatterebbe l’ennesimo stato di emergenza. Per il nostro bene, come sempre. Con il divieto di protestare, di mugugnare, di pensare in modo difforme dalla linea indicata dal governo e dai chierici. Perché la nostra tristezza “fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam”..