I buonisti sono i peggiori: nascosti dietro al fumogeno della mitezza e dell’amabilità tramano carognaggini e infieriscono sui creduloni e sui poveri di spirito.
Si inventano gli apparati per la tutela dell’infanzia dagli abusi e dagli sfruttamenti, poi usano i minori per losche operazioni di marketing, quando non li impiegano con finalità ricattatorie o li marchiano come untori e agenti infettivi di genitori e nonni.
Detto ciò, ritengo che dietro a questa protezione losca ed equivoca si nascondano intenti ben più pericolosi e devastanti per la loro salute e per le stesse fondamenta della famiglia e della società.
Dalla Convenzione dei diritti del bambino, sacrosanta quando si parla di difenderli dal male procurabile in quanto persone più deboli e indifese, ridicola sulla questione del diritto di scelta religiosa, associativa e di decisione sanitaria, si è progressivamente passati alla pedocrazia, con i minori come nuova entità antropologica per condizionare il mondo degli adulti, infantilizzati nell’apparizione profetica di Greta Thunberg.
Un’ulteriore gravità si evidenzia quando qualcuno ventila la possibilità di mettere in discussione l’autorità genitoriale nel momento in cui il bambino si dovesse trovare in disaccordo con il padre e con la madre. E qui la questione diventa spinosa, sia eticamente che giuridicamente.
Un tale Ulrich Beck, sociologo, in un saggio intitolato “Rischi della libertà”, scrive testualmente: “la schiavitù è stata abolita ma si continua a incoraggiare sul piano politico, giuridico e morale [come] la premurosa soggezione dei figli ai genitori nella sfera privata”. Quindi, ciò che era trasmissione di princìpi, prassi educativa, formazione identitaria diventa, di fatto, servitù e sottomissione.
In più, riporta come, dal ’73, esista in Svezia la figura dell’ombudsman, difensore civico per l’infanzia, con “il diritto del minore all’autodeterminazione […] se necessario imposto anche contro i genitori”.
Insomma, dai figli “proprietà” dei genitori a “proprietà” dello Stato.
Quindi, addio al retaggio familiare, addio ai valori della tradizione, addio ai legami parentali, e non per un ideale falansterio spartano, ma per una liquefazione della gioventù da omologare alla melassa indistinta della post-modernità.
E prima ancora di arrivare al sospetto fondato di una apertura subliminale alla pedofilia in nome dell’autodeterminazione del fanciullo, ecco la scandalosa propaganda che coinvolge il bambino nella sperimentazione farmacologica al posto dei criceti e dei beagle, già di per sé vergognosa.
È il caso di dire che dai cattivi mi guardi Dio, che dal buonismo garantista sto attento io.