Aosta Valley bye bye. Uno dei principali tour operator che portava gli inglesi a sciare sulle Alpi valdostane ha deciso che, almeno per l’inverno 2020/21, non se ne fa nulla. Dunque cancellate tutte le prenotazioni, annullate le opzioni. Scelta inevitabile, considerando che gli esperti di zanzare e di animali domestici – trasformati in guru del Covid – hanno sentenziato che respirare aria pulita in montagna è più pericoloso di respirare aria inquinata nelle grandi città.
Dunque tutti a casa. Certo, i valdostani potranno andare a camminare sino a 2.200 metri (altrove spopolano i saturimetri, in Valle sarà obbligatorio l’altimetro) ma non è chiaro con quali risorse si sostituiranno gli incassi di un turismo che vale ben oltre il 15% del Pil regionale. E che aveva ricadute consistenti su tutti gli altri settori.
D’ora in poi tutti sopravviveranno con i sussidi. Sempre che arrivino in tempo. Una situazione che, ovviamente, non riguarda solo la Vallée. E che, proprio per questo, è foriera di radicali cambiamenti. I media di servizio hanno già iniziato a suonare il tamburo: le autonomie vanno ridotte (si scrive “ridotte” ma si pensa “eliminate”) perché hanno dimostrato di non saper affrontare le emergenze. Si deve tornare ad uno Stato centrale che elargisce le elemosine secondo il proprio giudizio inappellabile. Discrezionalità assoluta. Ed i sudditi devono restare muti, se vogliono ricevere almeno le ossa dopo l’altrui banchetto.
In nome del diritto alla salute (diritto aleatorio che non viene comunque garantito) si rinuncia al diritto alla libertà. Altro che autodeterminazione. È il Signore che, da Roma, decide il futuro dei sudditi in ogni parte dei propri dominii. Il terrore come arma per tenere tutti buoni. E, non a caso, l’ultimo decretino prevede anche il divieto di manifestare. Il Signore non vuol essere disturbato.