A prima vista può apparire l’ennesimo scontro generazionale: giovani all’attacco dei vecchi. Ma è una falsa immagine. La realtà è che è in atto uno scontro tra chi sa e chi non sa. Tra chi, nel corso degli anni, ha dimostrato di valere e chi, con la scusa dell’età, non ha dimostrato proprio nulla. Il che può essere legittimo se hai 20 o 30 anni, ma quando gli anni si avvicinano ai 50 allora diventa difficile da giustificare.
I sedicenti giovani, però, se ne fregano. Ed uno sfigato qualunque, che la filosofia l’ha studiata poco e male sui banchi di scuola, si permette di insultare un filosofo come Cacciari dandogli, in pratica, del rimbambito. Si può essere d’accordo o meno con le posizioni di Cacciari, e non solo su Covid e gestione della pandemia, ma lui resta un filosofo di alto livello mentre chi lo insulta rimane lo sfigato che era. Non si cresce cercando di tagliare le gambe altrui.
Che è poi lo stesso atteggiamento stupido di uno dei sedicenti esperti televisivi di pandemia. Che, invece di contestare nel merito le posizioni di un premio Nobel, preferisce insultarlo in quanto rimbambito anche lui. Ovviamente il nuovo divo tv non solo non ha mai vinto un Nobel, ma gli unici riconoscimenti a cui può ambire sono i trofei di freccette.
Non è soltanto isteria da Covid. Perché la coppia Formigli/Scanzi (in due non ne fanno uno buono) invita in tv gli “anziani” Cardini e Tarchi. Nella convinzione che i due professori sarebbero stati agnelli sacrificali nel rito antifasssista celebrato da Formigli e Scanzi. Mai convinzione si è rivelata più errata. Cardini e Tarchi si sono divorati i due conduttori, evidenziando il baratro che divide due non più giovani docenti da due più giovani provocatori privi di spessore culturale.
Il politicamente corretto si ritrova spiazzato da intellettuali che si sono stancati del pensiero unico obbligatorio e, non avendo più nulla da perdere in termini di carriera futura, si liberano dalle catene dell’opportunismo e sbattono la verità in faccia ai chierici del regime. Ma la verità fa paura ai protagonisti del nulla, ai banali ripetitori di slogan predisposti dagli oligarchi. Abituati a non avere contrasti, a non essere contraddetti. Le veline di regime dovevano valere per tutti ed in ogni settore.
Ed invece ora arrivano intellettuali di alto livello che raccontano storie diverse, che presentano analisi in contrasto con la narrazione ufficiale. E la reazione è la stessa, indecente, che caratterizzava l’Urss di Berja o la Cina della rivoluzione culturale: gli oppositori sono tutti pazzi e, come tali, devono finire in manicomio. Perché solo un pazzo oserebbe contestare la verità del regime. Dunque sono pazzi gli scienziati non allineati, sono pazzi i filosofi che non si adeguano, sono pazzi gli storici che pretendono di studiare senza paraocchi. Probabilmente Formigli e Scanzi rimpiangono non i manicomi sovietici ma i campi di rieducazione degli Khmer Rossi. Quelli dove la rieducazione finiva presto, con la morte dei dissidenti.