Mentre l’Italia si trastulla con i decreti del lìder minimo e con le chiacchiere inconcludenti degli intellettuali da montagna a proposito di un eventuale ritorno dei cittadini nelle aree rurali e nei borghi semiabbandonati, Xi Jinping fa sul serio. Il nuovo “grande timoniere” ha deciso che i cinesi, urbanizzati più o meno a forza, dovranno tornare nelle campagne. Nulla a che spartire, però, con la rivoluzione culturale maoista.
La direzione è indicata, poi si vedrà quanti milioni (o centinaia di milioni) di cittadini verranno fatti spostare. Ci sono ragioni ufficiali ed altre, nascoste, meno entusiasmanti. Da un lato Xi vuole mandare nei campi personale qualificato, preparato, dinamico. Giovani e meno giovani con competenze specifiche, con professionalità e, soprattutto, con una maggior apertura mentale. L’obiettivo è modernizzare un’agricoltura rimasta sostanzialmente arretrata. Renderla competitiva per soddisfare una domanda interna destinata a crescere a ritmo vorticoso ma anche per poter esportare prodotti in grado di superare i controlli sanitari europei.
D’altro lato si vuole alleggerire il peso su megalopoli che hanno superato la soglia della vivibilità e sono diventate difficilmente controllabili. Così come è difficile affrontare il problema dell’inquinamento con folli agglomerati di persone. Senza trascurare i rischi di esplosione sociale per l’impossibilità di garantire a tutti un arricchimento soddisfacente.
Con un controllo ferreo della società, sarà possibile guidare il processo di cambiamento della vita rurale con l’apporto di nuove mentalità legate a esperienze diverse.
Un capovolgimento di parametri che, nonostante le chiacchiere, non sta funzionando in Italia. Paesi e borghi si sono chiusi a riccio di fronte alla prospettiva di arrivi di legioni di cittadini in cerca di una nuova vita. Timore di venire colonizzati anche quando le legioni erano, in realtà, sparuti gruppi di pochi individui. Terrore all’idea che i nuovi compaesani potessero pretendere di aver voce in capitolo. Nessun interesse per nuovi progetti, nuove proposte, nuove idee. Nessuna disponibilità ad investimenti in infrastrutture per agevolare nuovi insediamenti. D’altronde è così romantico lamentarsi per lo spopolamento..