Gli Usa, ma soprattutto l’Europa, non sembrano più “casa nostra”. Mentre la Russia non appare più “l’altra parte del mondo” e la Cina oggi non è più così lontana.
A dirlo non è un bieco reazionario, un sovranista o un nazimaoista d’antan. Lo ha scritto nei giorni scorsi Ilvo Diamanti su La Repubblica, a conclusione di un articolo che commentava i dati di un sondaggio Demos sull’orientamento dei cittadini italiani verso alcuni paesi e nei confronti dell’Unione Europea.
Rispetto a un anno fa la fiducia negli Stati Uniti è crollata dal 38 al 31%, mentre sale dal 27% al 28% quella nei confronti della Russia, e dal 24% al 26% la “stima” nei confronti della Cina. Dati certamente influenzati dal Coronavirus e dalla tempestività con la quale i governi cinese e russo si sono spesi per venire in aiuto dell’Italia.
Stima non ricambiata dai media di servizio e dal nostro governo: non solo perché i medici russi che avevano allestito un ospedale da campo a Bergamo se ne sono andati nel silenzio generale; ma soprattutto perché nei giorni precedenti i giornali si erano lanciati in una campagna denigratoria nei loro confronti adombrando chissà quali missioni spionistiche dietro quell’intervento umanitario. Una campagna che riprendeva una serie di insinuazioni provenienti dagli USA, tese a mascherare la limitata importanza degli aiuti provenienti da oltre Atlantico. Chissà che fine hanno fatto gli aiuti promessi da Trump e Pompeo – di cui parlammo in un articolo pubblicato lo scorso mese – e non ancora arrivati?
Ma nel sondaggio di Repubblica spicca il crollo, dal 42% al 26%, nei confronti della Germania. Alla fine anche gli Italiani si sono accorti di come il Governo di Angela Merkel, capofila dei paesi “rigoristi” del nord Europa, guardi con sufficienza per non dire con disprezzo agli Italiani. E per questo motivo hanno deciso per ricambiare questo disprezzo.
Naturalmente questo mutamento di opinioni è fortemente influenzato dallo strapotere mediatico di giornali e telegiornali che ormai trasmettono il “verbo” governativo a reti unificate. Mentre la comunicazione alternativa e non allineata continua a muoversi in ordine sparso, concedendo pochi punti di riferimento ai cittadini che non si riconoscono più nel potere politico e che fanno fatica a trovare alternative nel campo dell’opposizione parlamentare. E si accapigliano persino sulla posizione da tenere in merito alla liberazione di Silvia (pardon, Aisha) Romano.