La nomina di Maurizio Martina alla vicedirezione della Fao, l’agenzia Onu che si occupa di (cattiva) alimentazione, è stata accompagnata in termini temporali dalla decisione dei vertici dell’Efsa – l’agenzia europea per la sicurezza alimentare – di concedere il via libera al consumo ed alla vendita della larva gialla della farina. Post hoc non propter hoc. Ma in questo caso non vale, poiché è proprio la Fao che insiste per imporre agli europei una dieta a base di vermi, grilli, larve, cimici, tarantole, bachi da seta e meraviglie simili.

Dunque Martina, già segretario del partito anti italiano Pd, sarà perfetto ai vertici di un organismo impegnato a distruggere la cultura alimentare europea e, dunque, anche e soprattutto italiana. Un passo dopo l’altro, con il sostegno dei media di servizio che impongono il pensiero unico obbligatorio. Un’offensiva a 360 gradi. Da un lato le organizzazioni anti italiane ed anti europee chiedono – in realtà pretendono – che dai libri di scuola vengano espulsi Omero e Dante, Shakespeare e Nietzsche, lo studio del gotico e del Rinascimento.
Poi si prosegue con il divieto dei canti di Natale, si continua con film nei quali i protagonisti della storia greca e romana o dei miti nordici sono interpretati da attori afroamericani, si aggiungono spettacoli musicali esclusivamente con interpreti estranei alla cultura europea. E si arriva al cibo, ultimo baluardo da espugnare.
Come per la finestra di Overton si procede per passi successivi. Si inizia con l’attacco alla carne di maiale, per non turbare gli ospiti non invitati. Poi si passa a criminalizzare ogni consumo di carne per ragioni ambientali, fregandosene anche delle tradizioni alimentari di islamici amanti degli ovini o degli indiani che preferiscono il pollame. Considerando il consumo di latte e formaggi, significa passare allo sterminio di buona parte degli animali negli allevamenti ed all’eliminazione della biodiversità poiché le razze da carne producono troppo poco latte.

Restano gli alimenti per vegani ed il Novel Food legato a tutto ciò che non fa parte della cultura alimentare europea. Sul sito Enordovest vengono già prospettati aperitivi a base di vermi aromatizzati alla paprika o al curry, ma anche con spiedini di scarabei o con grilli arrostiti con peperoncino. Ciò che è preoccupante è che, secondo il sondaggio riportato da Enordovest, solo il 54% degli italiani considera negativamente questa proposta cultural-alimentare.
La rassegnazione ed il servilismo, d’altronde, dilagano in una penisola felice di tornare ad essere una “mera espressione geografica” ma senza più alcuna illusione di essere un faro culturale. Dal Rinascimento all’annichilamento. Il percorso è concluso.